— 337 — Il clima e le condizioni di vegetazione sono come nella Dalmazia meridionale. — La campagna è tutta coperta di olivi, che danno un olio ricercatissimo. — Le piante di olivo sono secolari, spesso veramente colossali — ciò che non è il caso in Dalmazia — specialmente a Susanj e nella campagna di Antivari, dove però nell’anno 1878 furono in buona parte tagliate. Sotto gli storici olivi di Antivari — narra il Luceari storico Raguseo — si davano convegno i capitani delle armate e delle flotte di oriente e di occidente. — I tronchi di tali millenarie piante di olivo, sono tutti a buchi e trafori, disposti con certa simmetria ; moltissimi di grossezza tale da non potersi da più uomini cinger con le braccia. — Sono una meraviglia poco nota e meritevole di particolare menzione. — I loro rami dal fogliame alto, fitto e disteso, offrono nell’ estate ombre aggradevolissime, refrigerate dal soffio del maestrale, che spira dal golfo. — In questi olivi veggonsi frequente i tronchi di mezzo disseccati ed incavati, a forma di capanni, mentre le nuove sovrapposizioni stranissime, a spire e contorcimenti, sorgono verdi e rigogliose sopra i vecchi ceppi, anneriti dai secoli. Come si di^se, si coltiva anche la vite— quantunque i vecchi vigneti sieno 111 gran parte periti. — Vi alligna bene quella dell’ Oriente, in ispe-cie di Costantinopoli, con uve da tavola squisite. — La vite delle Castella di Traù, con cui dopo l’occupazione austriaca, tentò degli esperimenti Antonio Danilo, il primo commissario politico esposto dell’ Austria a Spizza, in quel terreno e sotto quel clima, dà uve d’inferiore qualità. — Tentò degl’impianti di nuove viti, di provenienze diverse, anche il padre francescano Damiano de Laurenliis, con felice risultato. — Il padre Lau-rentiis, missionario apostolico peli’ Albania, nativo dall’ Italia meridionale e da molti anni — anzi per tutta la sua vita — occupato nella cura d’a-nime in Albania e nelle Bocche di Cattaro, morì vecchio un pajo di anni fà a Sutomore, dove attorno la nuova chiesa e la bella canonica, erette dall’ Austria, aveva fatto dei larghi impianti di viti, frutteti ed ortaglie. — Il vecchio frate italiano, amante dei fiori e della musica, era il tipo di quei missionari albanesi, che hanno saputo acquistare tanta influenza fra quelle popolazioni. Come frate cattolico, era partigiano convinto dell’Austria e gl’impiegati ed ufficiali austriaci, che visitavano spesso l’ospitale sua casa, venivano da lui accolti coll’ inno dell’ impero, eli’ egli virtuosamente eseguiva sopra un armonio, con accompagnamento concertato di tamburi e cembali, di timballi e campanelli, che con un adatto meccanismo dirigeva, mediante fili legati alle dita, nonché premendo il pedale dell’ armonio stesso. Le nuove colture della vite, sebbene lentamente, vanno però sempre più estendendosi. — Anche ciò, come tutto il resto, va ascritto in prima 22