58 UNGHERIA appena con movimento concorde, secondando il ritmo instancabile dello jazz. Manca un minuto alla mezzanotte : comincia a fluir lo champagne, la danza cessa, lo jazz tace. L’orologio scocca le dodici, la luce si spegne. Il buio, punteggiato appena da rare sigarette accese, risuoua di grida, di voci smorzate, risatine maliziose. C’è un attimo, forse, in cui tutti tacciono ed ecco proprio allora la luce, indiscreta, si riaccende. Brindisi, scambio di auguri, di baci, strette di mano. Suona l’inno. La folla si alza in piedi, religiosamente ascolta ; c’è una pausa di raccoglimento; par che tutti soltanto allora pensino seriamente all’anno nuovo e lo interroghino trepidanti. Lo « jazz » rianima con un Fox, l'ombra malinconica si dilegua. Le damine corrono al ballo, ornate adesso di berrettini e cappucci multicolori, scintillanti : ve ne hanno alcuni, minuscoli, da pagliaccetto o da bambola, appuntati sui capelli con bizzarria. Molte si legano palloncini al braccio o alle bretelle del « decolleté » mentre son fatte segno, da ammiratori noti ed ignoti, ad un lancio assiduo di coriandoli, stelle filanti, pallottoline di carta che strappau piccoli gridi di gioia e di sorpresa. Comincia la precessione dei porta-fortuna. Un