— 364 — La medioevale Traù, a poco a poco, si rimoderna. Forse, che i nuovi tempi più non garbarono al rigido albero, dai riflessi silicei, che aveva messe le radici in una fessura di pietra. Sotto la porta era passato, pallido e stanco, Santo Contarini, V ultimo rappresentante di Venezia, quando nei prodromi dall’ anarchia, erasi recato a cercar rifugio e soccorsi alle Castella, mentre circa un secolo e mezzo prima, ùn altro Contarini, provveditore, aveva fatto a Traù sfoggio di esuberante energìa. Era passato, Gianantonio Pinelli, l’ultimo vescovo, quando, nel 1822, riuunziava alla sede. Aveva veduto lo spento cipresso le orde dei rivoltosi, che sul finir della Repubblica devastarono le case dei Garagnin. Per l’influenza delle idee, venute di Francia e divenute di moda anche in Dalmazia, fra la classe più colta, erano in odore di liberali e giacobini, particolarmente i figli di Andrea Garagnin, i Paitoni ed i Califfi ; il medico Dotti, Michele Gattin e Dragazzo Abbate di Santa Marta. In un impeto di furia popolare, furono il dottor Dotti e Pier Buccareo trucidati sotto l’impassibile cipresso di porta terraferma. Fu desso, più tardi, pronubo alle nozze del Conte Antonio Fanfogna, della più antica ed autentica nobiltà dalmata, con Catterina, l’ultima dei Garagnin. Vide la soppressione dall’ antica diocesi ; Santa Barbara, ridotta magazzino ; San Giovanni, pericolante ; Santo Spirito, dalle porte a ciborio, colle pile dell’ acqua santa di squisita fattura e dal coperto coi lavori di tarsia, — preda del fuoco. Vide i ricchi patrimoni di San Pietro e di San Michele sperduti; il liceo di San Lazzaro divenuto scuola triviale ; le chiese distrutte ; — ,,i cortili ingombrati dai cardi e dalle ortiche“ — le case patrizie scoperchiate, divenute immonde „muracche“, cogli stemmi superbi, lordi di fango. La città decaduta, per un concorso di circostanze fatali, va però adesso visibilmente rialzandosi, coi provvidi ajuti del Governo austriaco, che ha fatto abbastanza negli ultimi anni. Avrebbe il cipresso-fenomeno potuto almeno attendere i restauri del Duomo e dell’ Abbazia ; la rifabbrica del Giudizio, già Episcopio ; la congiunzione ferroviaria delle Castella ; il fondaco tabacchi, sulla verde riviera della Bua ; le nuove, elegantissime scuole, dov’ era la Chiesa di Santo Spirito, con la confraternita dei cittadini e la Corte dei Sobotta. Fu davvero impaziente ; poiché, assuefatto a ricevere il soffio di vento rigeneratore dalla magica vetta del Sant’ Elia ; nutrito più di rugiada che di terra, era divenuto alquanto idealista e nello stesso tempo, stando abbarbicato alla sua pietra, anche reazionario e diffidente dei tempi nuovi. Ed il cipresso siliceo, che per tanti anni fu compagno fedele ai traurini nelle dure epoche del dolore e della decadenza, che contribuì a tener