— 503 — XIX. Condizioni speciali dei nostri Comuni. E qui, deve osservarsi che troppi sono gli aggravii dei Comuni, in Dalmazia. Ci si opporrà, che sono gli stessi anche per le altre provincie dell’ Impero, e ciò corrisponde al vero, in tesi generale. Però, le altre provincie hanno maggior benestanza e più varii cespiti di rendite. Da noi, le comunicazioni sono cattive e costose ; i villaggi dispersi, in casali di accesso difficile e di grandi estese, su terreni montuosi ed accidentati, con sentieri non praticabili. Ed il Comune deve fare tutte le intimazioni per tutte le autorità ; deve fare le anagrafi, e cooperare attivamente per la leva e per 1’ evidenza militare ; deve lavorare : coll’ ispettore delle imposte, col geometra e col giudice, che fa l’impianto dei libri tavolari ; coll’ esattore delle steure, coll’ispeziente forestale e coll’impiegato della regìa del tabacco. Ha innumerevoli compiti e spese che crescono sempre. E quindi, le addizionali comunali hanno raggiunto il massimo ed accennano anche a sorpassarlo, mentre il contribuente si trova proprio a mal partito. Si pensa all’ assanamento delle finanze provinciali ; ma non si pensa affatto che in Dalmazia sonvi molti e molti Comuni sull’ orlo del precipizio finanziario ed economico e che bisogna porgere loro un sollecito ajuto. Io credo, siano i Comuni ancora più bisognevoli di ajuto della Provincia. Ritengo che una delle cause per cui la Dalmazia non progredisce, come progredir dovrebbe, sia da ricercarsi appunto nelle tristi condizioni in cui versano i nostri Comuni, aggravati da molteplici compiti, e da spese superiori alle loro forze. — Qualche cosa si è fatta negli ultimi anni, sotto il titolo dei ,,sussidii di Carestia". Anche questi però, vincolati da norme speciali, e resi dipendenti da troppe dimostrazioni di filossere e crittogame ; di nubifragi e cataclismi, terremoti e disastri elementari. — Negli ultimi tempi, anche i sussidii di carestia, elargiti ai Comuni, sono così tenui, che invero non significano un vero ajuto e non bastano che per l’intrapresa d’insignificanti lavori, che per lo più restano incompiuti.