— 389 — La cappella di S. Giovanni Ursino. Il battistero. Le porte della chiesa. S. Domenico; i campanili; il chiostro di S. Nicolò. Le callette della città (non callete). Il palazzo Stafileo ; il palazzo Cippico (non Cippicco). Come si vede, l'ortografia italiana non è certo il lato forte della partita fotografica, che ha le indicazioni in lingua italiana. ad 2. Cornelio Gurlitt, scrive il testo sulle illustrazioni splendide di Giorgio Kowalzyk. L’opera è dedicata a Mons. Francesco Bulié, veramente ragguardevole, per profondità di studi, specialmente delle epoche : romana ed antico — cristiana. (V. anche : „Bücherbesprechungen von Cornelius Gurlitt“ pag. 333 e 334 nel fascicolo 8, anno XIII del: „Berliner Architekturwelt“ — Ernst Wasmuth — Berlin. W. 1910). Il professor Gurlitt vede il diavolo („Der Teufel selbst scheint das Land bestellt zu haben“) come creatore della nostra terra, sorta per demonica virtù, come il suo libro ; 11011 vede nemmeno una crosticina di terreno coltivabile, 11011 un filo di erba, non un uccello uè 1111 insetto, lungo la linea della nostra ferrovia locale. („Kein Krümchen ertragfähigen Bodens; kein Halm und kein Strauch, kein Vogel und selbst kein Insekt, geschweige ein Haus oder ein Mensch, in der entsetzlichen Ode, durch die der Schienenweg führt“). Il professor Gurlitt, dei fiumi dalmatici, vede il solo Narenta ed un poco di Krka, e presso Spalato crede di scorgere certe somiglianze di profili coi territori del Danubio e del Mar nero. Per lui, la Krbava è la Krbana, Stobrec è „Strobetsch“ e simili. Le nostre uve trovansi nei monti („Gewaltige Haufen Trauben liegen in den Bergen“). II Prof. Gurlitt ci fa tra altro apprendere essere noi Dalmati discendenti dei Pirusti e dei Tardanti! Vada ili parte pei Pirusti; ma pei Taulanti ... 11011 so: „Forse che sì, forse che no". Su Diocleziano evvi una piccola letteratura. Venne fatta oggetto di studi la sua vita e la sua morte. Perfino, la postuma lunga sua barba fu argomento per Tonko Marnjavic („De Gente Valeria“). Qui, per fortuna, non si fa accenno alcuno all',,onor del mento" di Diocleziano e restiamo sull’antico; alle medaglie, che ci fanno vedere i Cesari di Roma sbarbati e colla corona di alloro ; ma, ci si fa apprendere un nuovo nome, con nuovi epiteti del celebre compatriota nostro, che chiamato viene: „Marco" !? (voleva forse dirsi: Cajo) Aurelio, Valerio, Diocleziano — „Pius, felix, invictus“ — che nell’anno 307, avrebbe dedicato a Carnutum ? (forse Carnuntum) un tempio a Mitra*) divinità della Persia, terminando la sua vita con 1111 suicidio. *) Devo qui osservare, essermi noti i recenti lavori sul Dio Mitra e sulla diffusione del suo culto nel mondo romano; — quelli di Fr. Cumonl: „Textes et Monuments figurès relatifs aux mystères 19