II. Il marinajo dalmata.*) Il popolo dalmata componesi prevalentemente di marinai, pescatori ed agricoltori. Le nostre città e borgate furono costruite ,,su le veline e su le barene“, col pietrame delle vecchie ruine. Abbiamo anche noi la vecchia nave, simbolo ed insegna, ricordo e speranza; mostrausi anche da noi ,,i corbami dagli scali scoperti“. I marinai della nave dalmatica non sono però chiassosi, come quelli della „Nave" di Gabriele (¡'Annunzio. Non gridano in cadenza: ,,Oh tira! Oh saglia ! “ — Sono però piloti d’ogni mare e dottori delle stelle. Le rapidi triremi e le penteremi degl’ miri e Liburni hanno le loro glorie navali e guerresche. I brigantini agili degli animosi corsari di Narenta e gli sciabecchi svelti dei pirati di Almissa diedero del filo da torcere alla Serenissima. Le galere di Traù, Curzola e di altre nostre città, comandate da sopracomiti dalmati, combatterono valorosamente a Lepanto. Avevano ciurme in buona parte dalmatiche, le galere della repubblica veneta, che trasportarono i Crociati e, coll’Oriente, dominarono l’Adriatico ed il Mediterraneo. Nella lotta fra Genova e Venezia — le grandi rivali — i traurini, nell’anno 1378, per impedire alle galere venete, allora nemiche, l’ingresso, ajutandoli i Genovesi, serrarono la bocca del porto da ponente, colando tre vascelli, presi appunto ai Veneziani e carichi di frumento di Puglia (Lue 310). Nei tempi più recenti, nella marina da guerra austriaca, i marinai dalmati, dalle braccia di acciajo e dai petti di ferro, hanno scritto pagine di gloria imperitura. Della marina a vela restano splendide memorie, giacché i grandi velieri di Sabbioncello e delle Bocche di Cattaro, navigavano negli alti mari e pei grandi commerci. Ragusa teneva consolati ed agenzie negli scali d’Oriente e nelle principali città marittime e commerciali d’Italia. *) V. Rassegna Dalmata („Smotra“) di Zara: „11 marinajo dalmata“ del Dr. Francesco Madirazza N. 18 — Marzo, anno 1906.