is tgiamo saliti sulla collina di S. Gherardo, cosi chiamata dal missionario veneziano che convertì gli Ungheresi alla religione cristiana, e che nel 1046 fu dai pagani ribelli gettato nel Danubio. A ricordo del martire vi è stato eretto un monumento. La collina si può ascendere comodamente attraverso ameni viottoli aperti fra il verde e culmina nella Cittadella. Dopo la bella ascensione, facciamo una sosta al Chiosco Ristorante, famoso, non tanto per la cucina, quanto per la vista grandiosa. Siamo sulla terrazza che domina la città; torri, cupole, palazzi, giardini, strade, si fondono in un quadro fantastico. L’aria imbrunita già si accende delle prime luci; un fitto velo di vapori scende sulla pianura dell’Alfold; a sinistra si profilano ondulati i colli. Sulle loro cime il cielo presenta ancora bagliori di incendio: chiazze rosse,infuocate, spiccano fra nuvole nere che si inseguono in fosca cavalcata. A poco a poco quelle chiazze si restringono, s’impic-