LA FATA MORGANA 179 Appena desta, aspettò trepida, ma invano ! Oppressa dai dolore, languì a poco a poco, finché spirò soave come « lo zeffiro del mattino ». E sempre, a mezzogiorno, quando il sole folgora i suoi raggi sui lontani orizzonti della Puszta, la bella Délibàb aleggia sulla pianura, desiosa di scoprire la tomba di Csorsz. Contempla il fosso fatto scavare dal fidanzato, per mezzo del quale il Tibisco corre al Danubio e piange sul suo bel sogno vano ; le dolenti lacrime inondano tutto l’orizzonte. Ecco la bella leggenda, misto di verità e di gentile poesia con cui la fantasia orientale del Magiaro spiega il miraggio della Puszta. Bisogna sentire questi poveri pastori, così chiusi e meditabondi, quanto sanno intorno alla storia d’Ungheria ! La vita di Attila, l’eroe del paese, è conosciuta da loro nei minimi particolari, così le lotte secolari contro i Turchi, così le vicende del popolo magiaro, quando ancor conduceva vita nomade, prima della conquista. Più la storia è lontana, più vi si sbizzarriscono con la fantasia e l’abbelliscono di poesia e leggenda. E queste leggende rientrano nella bella tradizione che i pastori custodiscono gelosamente e