— 173 — Al disotto del tempio esiste una cripta, la quale gira sotto tutto l’edilìzio. (V. „Spalato u. die römischen Monumente Dalmatiens. Die Restaurierung des Domes zu Spalato“ von Prof. Alois Hauser, Architekt, und Oberleiter für die Freistellung u. Restaur. d. Domes v. Spalato — Wien — Alfred Holder). Si noti infine, per quanto riguarda il palazzo di Diocleziano, come era stata progettata una grande pubblicazione sull’ argomento, che doveva venir fatta per cura del Governo austriaco. — li precisamente, il Prof. Niemann avrebbe dovuto fornire i disegni del palazzo nei riguardi architettonici,*) mentre i Professori Kubitschek e Monsignor Bulic ne avrebbero dovuto scrivere la storia (Baugeschichte). (Vedi i pregievolissimi diversi lavori del Bulic in argomento : le annate del Bollettino di Archeologia e Storia Dalmata — e fra altro, anche un interessante articolo di recente pubblicazione di Cornelius Gurlitt — Dresden, nella Frankfurter Zeitung N. 168, anno 1909, di cui però parecchie asserzioni presentansi abbastanza discutibili). (V. anche : „Der Kaiserpalast in Spalato. Fin Warnruf von Cornelius Gurlitt (Dresden)“ Agramer Tagblatt 31. Juli 1909 N. 173 Seite 17; scritto con una intonazione assai simpatica e valutazione del-l’importanza di Spalato). Il palazzo di Diocleziano — come si disse — presenta esteriormente la forma d’un quadrilatero, alquanto irregolare. Il palazzo, giusta il piano addottato nelle costruzioni degli accampamenti di una colonia, venne diviso in quattro parti eguali, per mezzo di due vie che si incrociano. Dopo il punto dell’ incrociamento delle vie, si arrivava al Peristilio ; indi nel Vestibolo degli appartamenti imperiali. Il peristilio aveva sette archi aperti, sostenuti da colonne corinzie, con fusti di cipollino e di granito rosso, tutti monoliti. — Ciò si vede nell’odierna piazza del Duomo. Scrive il Prof. R. de Schneider nella sua monografia che il palazzo di Diocleziano, colle sue mura lambite dal mare, 11011 può trovar paragone che nei palazzi dei sultani sul Bosforo, nella villa di Andrea Doria sul golfo di Genova, o nel palazzo di donna Anna nel golfo ridente di Napoli. — Arrogi un acquedotto, che scorrendo in parte su archi (oggidì restaurato) conduceva al palazzo l’acqua del fiume Jadro. Benché l’edificio dovesse servir a scopi personali, doveva aver l’apparenza d’una fortezza. — Già Mario, Pompeo e Cesare avevano fatto costruire le loro ville, in forma di castelli. *) Il Prof. Niemann ha già pubblicato la sua pregievole opera, senza la parte storica. È da sperarsi faccia quest’ultima, il nostro Monsignor liuìié, che deve considerarsi veramente chiamato a trattare sull’ argomento, per gli studi laboriosi, profondi e la sua indiscutibile competenza.