éé UNGHERIA del suo cappuccetto di lana. Rasento intanto una rivendita di latticini: burro, formaggio, latte, uova ; anche da qui mi viene un garbato richiamo. Vorrei fermarmi, presa da una certa nostalgia della ricotta romana, della mozzarella di Cardite... ma non è il caso. Qui anche i latticini più freschi deludono con il sapore acidulo. Più in là si vendono i pesci d’acqua dolce : guizzano in grosse urne di vetro, alla cui base l'acqua zampilla. I poveri prigionieri si alzano, si abbassano, impazienti di liberazione. L’urna si apre : una grossa mano afferra un pesce riluttante, lo costringe entro un involto e via ! verso la morte ! Anche nel piano superiore c'è un movimento animato, un aggirarsi di persone, che vi giungono salendo le scalinate, poste ai lati del pianterreno. Salgo anch'io e mi trovo in un giardino di fiori : i primi banchi vendono fiori finti, ma quasi illudono per la loro perfezione e per l’impressione di freschezza che danno con quel pulviscolo argenteo diffuso sulle foglie, sui petali, quasi goccioline di rugiada. Procedento però, sento un profumo delicato : infatti rose, garofani, mimose, ciclamini, aspara-gus, avvincono in un incanto di primavera.