147 Laonde il Bedmar, cui erano state date guardie al palazzo, ma dalle quali pur sapeva d’essere strettamente osservato (1), per togliersi a tanta noia e avendo fors’ anco avuto sentore della deliberazione presa dalla Repubblica di domandare in Ispagna il suo richiamo e della lettera urgentissima che a questo proposito avea scritto al suo ambasciatore colà (2), si presentò di nuovo 1’ 11 di giugno in Collegio e cogliendo occasione di congratularsi per l’elezione del nuovo doge Priuli, tornò sul protestare dell’ amicizia e benevolenza del suo Signore. Al che il doge, espresso anche dal canto suo il desiderio della buona corrispondenza tra i principi, « anche noi confidiamo, soggiunse, che la medesima volontà parimente sia nella Maestà Cattolica, se bene da alcuno de’ ministri pare che non si corrisponda nell’ esecuzione a quegli effetti che devono esser propri della dichiarazione e del buon animo di S. M. » Riprese il Bedmar accertando de’ suoi buoni sentimenti. « Io fra tutti (gli ambasciatori) sono il minimo, ascolto quello che mi vien detto e contenendomi nel termine della mia modestia non cer- (1) Ducale 8 giugno. «E perchè nella importantissima et straordinaria congiuntura e necessario più che mai osservare la casa dell’amba-tore cattolico, quelli che praticano in essa e impedir le pratiche pregiudiziali al nostro servitio, sia commesso ai Savi del Collegio nostro oltre quello che opera il Consiglio de’ Dieci debbano anch’essi ricordare a’ Capi del medesimo Consiglio quel di più che stimeranno a proposito per il suddetto officio ». (2) « Conforme al contenuto di sopra con il lume delle scritture che vi mandiamo porterete li vostri offici, non descendendo noi maggiormente a particolari di accusa espressa d’infedeltà contro l’amba-sciator per non dar pretesto al re di riputarsi offeso nella propria dignità et per non dar occasione di attacco a negozio e per non aggiungere tali propositi che potriano difficoltare sommamente la riuscita del nostro desiderio e cagionar effetti del tutto contrarii alla intentione e al pubblico servitio. Con espeditione di corrieri espressi direte avervi noi commesso di rappresentare alla Maestà Sua quanto è prodotto come negotio di peso e di urgenza tale che non comporta dilazione». Secreta 31 maggio 1618. E fin dal 13 giugno 1616 scriveva al Gritti della malevolenza e dei cattivi uffici del Cueva, ostacolo alla pace. Ib. ♦