113 va, in virtù specialmente del principio cattolico, a mettersi alla loro testa. E poteva ben lusingarsene, dacché colla morte di Enrico IY, la politica francese s’era mutata, nulla avea da temere da Giacomo I d’Inghilterra, e l’imperatore teneva naturalmente per parentado e per inclinazione al partito spagnuolo. Che se l’influenza di questo trovava impedimento nel settentrione nelle opinioni protestanti dell’Inghilterra., dell’Olanda, di varii principi della Germania, della Danimarca e della Scozia, al mezzogiorno avea libero il campo, e sola a far fronte alla Signoria di Spagna era Venezia, vera propugnatrice allora della libertà italiana. Le cose nullameno davano apparenza di quiete, e che la pace sotto il regno di Filippo III e il suo ministro Duca di Lerma non avesse ad esser forse turbato, siccome necessaria eh’ ella era alle interne condizioni della Stato, ed opportuna alla cupidigia e all’ ambizione di esso Lerma, il quale timoroso sempre che potesse sorgere alcuno a disputargli il potere, quanti gli erano molesti e inclinanti a novità, allontanava dalla corte mandandoli a lontani governi. Ma non così la pensavano codesti governatori di animo bellicoso e contrario a chi allora reggeva le cose di Spagna, i quali operando spesse volte di proprio capo e in modo opposto alle intenzioni e agli ordini della Corte, ne andavano alteri e mettevano loro impegno a rialzare la considerazione di Spagna che pareva a’ loro occhi avvilita, infine fuv-vi taluno che spinto da propria illimitata ambizione, più in là ancora portava le proprie speranze. Abbiam veduto quali siano state le operazioni del Fuentes, dell’ Ino josa e del Toledo in Milano, ora avremo a dire di quelle ben più significanti dell’ Ossuna (1) viceré prima (1) Se volessimo confutare tutto ciò che intorno alla costui cospirazione fu detto a sproposito, dovremmo entrare in lunga e noiosa polemica; perciò preferiamo di seguire la nostra solita via, cioè di Vol. VII. 15