99 pubblica a Ferdinando erano stati soltanto a sua difesa, non ad offesa (1); che da lui solo adunque dipendeva il ridonare la pace all’Italia. A ciò pure si adoperavano il papa, la Francia, 1’ ambasciatore d’Inghilterra a Venezia (2), ma Carlo Emanuele dalle dimostrazioni era già passato ai fatti e all’ assoluta intimazione dell’ Inojosa di deporre le armi, deliberando invece di tutto sacrificare fuor che la propria dignità, passava improvvisamente la Sesia e getta-vasi nel territorio imperiale correndo all’ assedio di Novara (3). Costretto da forze molto superiori a ritirarsi, lo facea dignitosamente. Continuavano quindi piccoli scontri e fatti d’arme, ma il paese d’ambe le parti erane desolato ; infine riusciva alle pratiche degli ambasciatori di ridurre a termine una convenzione il 25 giugno 1615 in Asti, in virtù della quale convenivasi che il duca disarmarebbe entro un mese, prometterebbe di non più offendere gli Stati del duca di Mantova, procedendo circa alle sue pretensioni per via di giustizia dinnanzi all’imperatore; quelli che a-veano servito contro di lui non avrebbero a soffrire alcuna molestia: le due parti si sarebbero vicendevolmente restituite le terre occupata ; che se gli Spagnuoli contro la parola data dal re Cattolico al Cristianesimo intraprendessero alcuna cosa contro il duca di Savoia, prometteva la Francia, per mezzo del suo ambasciatore Rambouillet, di dargli (1) 2 Dicem., ibid. (2) 27 Genn. 1615, ibid. (3) L’ambasciatore spagnuolo coll’alterezza propria di sua nazione orava in Senato parlando « della malignità e del malanimo del duca in queste azioni sue ultime stravagantissime coll’aver improvvisamente assaltato non solo le terre del Monferrato ma quelle di Sua Maestà ancora e aver pubblicato quel suo libello mendace et indegno in tempo che dovea aspettarsi dalla 1 ontà della Maestà Sua un solennissimo giubileo di tutte le colpe ed errori passati e mostrare riconoscimento delle singolari gratie che riceve da un re sì grande, » Esposizioni Principi, 3 mag. 1615.