511 pero ottomano. Restò Marino Michiel con titolo di proveditore generale alla custodia e al governo della Morea e collocate due galee a difesa dello stretto di Lepanto, ottomila fanti e quattrocento cavalli s’imbarcarono sopra l’armata composta di novantatre vele dirigendosi alla volta di Scio. Sorpresa da fiera burrasca al capo delle Colonne, ebbe molto a tribolare, dal cbe avvenne che solo dopo trentotto giorni potè prender terra il 7 settembre 1694 alle marine di Scio, ove l’indomani fu eseguito lo sbarco, e le truppe rinvigorite dagli ausiliarii sotto il comando del generale Stenau furono disposte sull’ altura che domina la città. E posta Scio nell’ Arcipelago tra Samo e Metelino ; ha cento miglia di estensione, popolata allora da ben centomila abitanti, presso che tutti greci, scarsa di grano, ma vieppiù ricca di viti, palme, cassie, cedri, lane, bambagia e special-mente di un famoso mastice. La città di egual nome era. ben forticata e presidiata da due mila Turchi ; i Cristiani dopo un tentativo dei Fiorentini nel 1599 per impadronirsene, erano stati confinati nel borgo, ove aveano anche le loro chiese, ed ora allo sbarco delle truppe veneziane tanto il vescovo greco che il latino si affrettarono a farsi loro incontro e giurare fedeltà, in ciò seguiti dai deputati e dal popolo. Cominciarono tosto i Veneziani a battere il castello, e s’ impadronirono del porto, intercludendo ai Turchi ogni comunicazione ed approvigionamento. In pari tempo le bombe tempestavano la città, la quale alfine disperata d’ ogni soccorso, capitolò salva la vita al presidio e agli altri che sarebbero dall’ armata veneziana trasportati a Cismes, liberati gli schiavi, cedute le artiglierie e le munizioni. Bell’ acquisto fu, ma al qual succeder doveanc funesti eventi. All’annunzio dell’avvicinarsi d’una nuova flotta turca, il capitano generale Antonio Zeno ordinava al capitano stra-