304 il governo il quale non risparmiava in vero diligenza, non mezzo alcuno per provvedere a’ sani ed agl’ infermi, per questuavano nelle proprie case. Il danaro però era in poca quantità, li feriti crescevano et il modo di ritrovarne nella città era difficile per non dire impossibile. Fuggiva ognuno da Brescia per salvar la vita. Anco quelli avevano carico pubblico si allontanavano con celerità in maniera che rimanendo li rettori senza chi dovesse eseguir li ordini, sentivimo in conseguenza ramarico continuo. Fu necessario il fulminar mandati penali. Di molti sono stati eseguiti et ad altri è stato necessario levar la pena per tenir in freno et per castigare gli inobedienti come è seguito. Il maggior travaglio che abbiamo patito et il maggior pericolo in conseguenza che correva d’ infettarsi 1’ aria, era per l’asporto dei cadaveri fuori di città con prestezza poiché volendovi carrette, cavalli, et persone in bon numero che so-praintendessero a quest’ opera, se ritrovavimo questi instromenti, mancavano le persone et in particolare uno superiore agli altri per dar li ordini et imponcr le regole necessarie per mondar la città. Finalmente ritrovassimo persone pratiche et l’autorità che VV. EE. hanno dato a noi rettori di valersi di prigioni ci servì mirabilmente. Quello ebbi operato io solo per più settimane continue et nel maggior rigore del male, mentre l’illustrissimo signor capitano mio collega di ordine pubblico si ritrovava in visita per il territorio, non occorre le rappresenti, perchè questa vita et quanto tengo è destinata a servir V. S. Dirò questo solo che ho sprezzato la salute propria per donarla alla città di Brescia. Le porte del mio palazzo sono state sempre aperte ad ognuno, mai vi ho posto impedimento et le genti avevano i’adito alla mia persona con corso ordinario e senza interruzione. Anzi che essendo venuti cinquecento francesi di ordine del-1’ eccellentissimo sig. generai dell’ armi, non avendoli io voluti in città ma posti nelli borghi, li loro offiziali venivano ogni giorno a me et con la libertà francese sedevano nelle mie stanze et uno sopra il proprio letto et di questi ne sono morti sei o otto, et gratie a Dio io mi sono sempre preservato. Mi sono però morti il cancelliere Andrusi di ottime conditioni, il capitano di Campagna, un cancelliere et alcuni dei miei servitori feriti con ouel pericolo che ponilo le EE. VV. ben considerare. Andavo ogni giorno io in carozza per la città a vedere li sequestrati et ad indagare se lor veniva somministrato l’alimento quotidiano et a superare li disordini che accadevano. Fra li altri disconci succede che io rimasi con sei soli pistori che facevano pane et V. S. può considerare a che stretti termini io mi ritrovavo. Me ne fu inviato dal magistrato illustrissimo della Sanità di qui alcuni. Questi gioliti a Verona furono in parte trattenuti e cinque soli ne capitarono et subito gionti tre di essi ne morirono. Cresceva la necessità sempre più et angustiato nell’ animo non sapeva che espediente ritrovare. Finalmente pensai a comandare ad otto o dieci ville circonvicine che dovessero ogni giorno condurre