76 Laonde i sospetti che di colà venisse tutto il macchina-mento sempre più si confermavano, e lo stesso fra Paolo ebbe a dire scherzosamente che volevasi scorgere nella gravezza delle ferite stylo romanae Curiae. Senza voler di tal fatto accagionare l’intera Curia, e molto meno il papa, non è però a negarsi che le precedenze, i tanti nemici che avea il Sarpi, la eccessiva tolleranza, usata in Roma verso gli assassini, la sentenza stessa del Baronio all’ occasione dell’ interdetto : 1’ ammazzare le pecore smarrite essere opera pietosa perchè se perdono il corpo salvano l’anima; e soprattutto il costume generale di quei tempi di tor di mezzo per un destro colpo il nemico pericoloso, danno ai sospetti che allora correvano non lieve fondamento. Intanto mercè le generose cure del Senato e del medico Acquapendente il Sarpi guariva, e il pugnale che avealo trafitto veniva da lui consacrato deponendolo in segno di gratitudine ai piedi del Crocifisso dell’ altare nella chiesa dei Servi, ove soleva celebrar messa, colle parole Dei Filio Liberatori (1). Ogni diligenza fu dal Senato ado- landini imborsato 120 o 180 scudi, che parlava spesso col segreta-sio della Consulta, Furioli, che vedevansi quei sicarii girar liberi per Roma e si divulgava averci parte qualche principale ministro. (1) Passò poi al cav. Lorenzo Giustinian Recanati, dalla cui famiglia è ancora gelosamente conservato, come dai seguenti certificati cortesemente favoritimi dai fratelli Domenico e Francesco Giustinian. «Questo è lo stilo col quale fu dai sicarj ferito fra Paolo Sarpi eh’ era affisso al suo sepolcro nella capella di santa Maria de’ Servi la qual Chiesa essendo stata demolita nell’ anno 1812, e con tutti i monumenti di essa, anche quello di Fra Paolo, fu da uno degli artisti raccolto questo stile, ed acquistato dal IN. U. Giacomo Zustinian Recanati, grande amatore della patria e delle patrie memorie studiosissimo conservatore. In fede Ab. M. B. m. p. Venezia 28 agosto 1832. Attestiamo noi sottoscritti essere la suddetta scrittura tutta di pugno del fu Abbate B. Mauro Boni a noi ben nota, e di cui conserviamo altri suoi autografi. — In fede di che ci sottoscriviamo : Angelo 1. detto Lorenzo Co. Zustinian Becanati Cavalier. Bartolomeo Famba.