47(1 stesso cagione. Dopo lungo dibattimento fu deliberato, che gl’ interessi s’ incorporassero coi capitali, pagando della somma complessiva il tre per cento 1’ anno ; che i capitali vitalizii si mutassero anch’ essi in perpetui fruttanti egualmente il tre per cento, e pei loro interessi decorsi, che or divenivano egualmente capitale, sarebbesi pagato due per cento. Eiflettevasi che se da un canto lo Stato per questo provvedimento veniva ad aggravarsi, tramutando in perpetui quei crediti che colla vita del possessore sarebbonsi estinti, dall’ altro, le rendite ordinarie avrebbero bastato a supplire al pagamento totale degl’ interessi ; ma fu computo fallace, perchè gli avvenimenti sopraggiunti il fatto ordinamento scompigliarono. Per le quali cose tutte conoscendosi sempre più la necessità della pace, ratìertnavasi nella mente al maggior numero il pensiero di doversi la Repubblica tenere lontana dall’invilupparsi nelle guerre del Continente, star neutrale nelle questioni d’Italia, cercare di conservarsi in bilancia tra l’imperatore e i suoi avversarli, politica che se valse ad allontanare lungo tempo da lei le armi in Terraferma, contribuì altresì ad affievolirne le forze, ad inspirarle una fallace sicurezza e quindi 1’ abbandono delle necessarie difese, ad ingolfare sempre più i suoi cittadini nell’ amore degli agi e dei piaceri, e preparare la ruina dello Stato. Solo campo che restasse ancora ad acquistar qualche gloria era il mare, erano le guerre contro i Turchi. Nuove difficoltà sorgevano con questi appena segnata la pace pei confini di Dalmazia, per le violenze dei Morlacchi, per le reciproche correrie, onde la piccola guerra non veniva inni a cessare in quelle contrade. Furono dall’una parte e dal-1' altra mandati commissarii per definire la questione dei confini, ma era quistione difficile, imbrogliatissima, e sebbene i Turchi dopo molta resistenza si piegassero ad ac-