449 nel porto, dei tanti seni del mare, delle opere esteriori, e più ancora per quanto venivagli riferito de’ sotterranei lavori, onde ad ogni passo poteva essere minato il terreno, ogni movimento condurre a ruina, tutta comprendesse la difficoltà dell’ impresa, spinto tuttavia dalla necessità, deliberò di tare gli estremi sforzi, e al secretano Padavino succeduto al morto Ballarino nel vano maneggio di pace, diede risposta tale da far chiaramente vedere l’impossibilità del-1’ accordo (1). Era stato nuovamente nominato capitan generale Francesco Morosini, e costante mostravasi la Repubblica nella difesa, sebbene non intermettesse mai nello stesso tempo di tener vivi i maneggi di pace. Erano in Candia seimila uomini di truppe regolari, oltre agli abitanti capaci alle armi e prontissimi alle fazioni ; non mancavano esperti ufficiali ed ingegneri eccellenti ; più di quattrocento si numeravano i cannoni tutti in bronzo e in gran parte di grosso calibro ; i viveri e le munizioni abbondavano e spalleggiandosi dall’ armata i soccorsi, togliendoli invece, come raccomandava il Senato, e specialmente l'arrivo di viveri ai Turchi, ognuno bene si prometteva del cimento. Era il 28 maggio quando Ahmed Koprilì diè mano ad aprire le trincee intorno a Candia sotto il fuoco di trecento cannoni. Videro i difensori innalzarsi dai Turchi gran massa di terra cavata da fosse profonde, dentro alle quali come altrettante caverne alloggiando, instancabilmente operavano. « Sette batterie di lontano piantarono (così descrive il (1) Il 5 aprile 1667 scriveva il Senato a Gio. Battista Padavino insistesse sulla demolizione di Candia nuova, sulla divisione del regno ; fossero confini i monti che da un mare all’altro 1’ attraversaDo ; Suda fosse demolita nè più rifabbricata ; promettesse un aumento di donativo fino a trecento* mila reali, pensione annna di venticinque mila compresa però quella del Zante, e anche qualche cosa più ove vedesse la necessità. D ¡liberazioni Costantinopoli. Vol. VII. 57