109 ziani, anzi fatti arditi da alcune felici imprese per cui si erano impadroniti della stessa Ponteba, passo a chi di Germania scende in Italia, fatta una corsa a Lucinis (1), scompigliati gli arciducali, indotto il Trautmannsdorf a ritirarsi sotto Gorizia, già disegnavano passare il Lisonzo e recarsi ad assalire quella città, quando ne furono ritenuti dalla morte del loro generale Pompeo Giustiniani, colpito da una palla di moschetto mentre scorrazzava verso Lucinis ; famoso già nella guerra di Fiandra, avea acquistato il nome di braccio di ferro perchè perduto il proprio, uno di ferro appunto se n’era fatto sostituire. Ebbe dalla Signoria distinte esequie ed equestre monumento nella chiesa de’ SS. Gio. e Paolo ; alla madre ed ai figli furono assegnate annue pensioni. Fu chiamato in suo luogo al comando generale delle truppe Giovanni De Medici figliuolo naturale di Cosimo I, Granduca di Toscana, capitano che s’ era acquistato gran nome nelle guerre di Francia e d’ Ungheria. Prima ancora del suo arrivo, i Veneziani aveano tentato invano Gorizia, poi vedendo come gli Austriaci uscendo da Gradisca correvano i dintorni, il Provveditor generale Antonio Priuli, battendo anch’egli la campagna, s’era spinto fin sotto Gradisca e attendeva ai lavori d’assedio, nel tempo stesso che Camillo Trevisan, proveditore della cavalleria croata, passato l’Isonzo recava molti danni sulle terre nemiche e il generale Gian Girolamo Zane, sbarcato improvvisamente innanzi al castello di Scrissa, nido di Uscoc-chi, se ne impadroniva e lo distruggeva dalle fondamenta. Erano però piccoli scontri, correrie, devastazioni da una parte e dall’ altra che a nessun decisivo risultamento conducevano. Laonde tutte le due parti stanche inclinavano agli accordi e v’ inclinava pure Carlo Emanuele, che trovandosi (1) Lett. all’amb. presso l’Imp. 5 mag. 1656, p. 151.