432 Bene invece attendevano a combattersi in Italia i Gallo-Piemontesi da una parte, gli Spagnuoli dall’ atra con alternante fortuna. Gli Spagnuoli volevano prendere Valenza caduta poco innanzi in mano dei Francesi, i Piemontesi Alessandria e Pavia, ma nè gli uni nè gli altri riuscirono, Genova era in subbuglio di parti, in Lucca ordivasi una congiura di alcuni popolani domandando libertà, a Napoli un nuovo tentativo di rivoluzione falliva e la peste desolava il paese. E come nulla da’ vicini poteva sperare Venezia, così nulla da’ lontani. Imperciocché venuto 1’ anno 1657 a Venezia nn ambasciatore moscovita in ricambio di quello mandato dal Senato nella persona di D. Alberto Vimina per far muovere i Cosacchi contro i Turchi, non recava che parole. Chiamavasi Giovanni Ivansevich (1), ed ebbe a residenza il palazzo Grimani a S. Luca, spesato da prima come d’ordinario, poi chiedendo cibarsi a modo della sua nazione, eqb§ venticinque zecchini ungheri al giorno. Dopo la prima udienza di cerimonia, espose nella seconda i trionfi del suo signore sui Polacchi, la sua buona volontà di soccorrere la Repubblica impedito soltanto dalla guerra in cui era costretto di entrare colla Svezia, £ finiva chiedendo un sussidio di danaro. Rispose il Senato ringraziando delle buone intenzioni, del danaro scusandosi colle gravi spese che per la difesa di Candia aveva a sostenere. E queste in fatti si rendevano ogni dì più onerose. Era stato chiamato al posto di gran vezir (1657) Moham-med Koproli, uomo di grande capacità, e che seppe restituire all’ impero ottomano il buon ordine in ogni ramo della pubblica amministrazione e alzarlo a nuovo splendore. dipendenza dal sapientissimo e religiosissimo Senato, gli ordini del quale saranno da noi sempre riveriti come oracoli, ricevuti come regola delle nostre operazioni e la somma di tutte le nostre pretensioni sarà sola e sempre la gratia di ubidire. — Esposizioni Roma, p. 93 all’Archivio. (1) \ alier, Storia della guerra di Candia, L. Y, 429.