313 nel mandarne copia alla Repubblica 1’ accompagnava osservando che per quell’ articolo l’imperatore e l’impero non si obbligavano reciprocamente verso di lei, come si usa tra principi liberi, e soggiungeva : « Di più questo capitolo non è niente conforme alla memoria da me data et agli ordini di qua mandati ai ministri francesi, nè meno al capitolo firmato dall’ ambasciatore Leon che mostrò al sig. residente Vico, ma però la Repubblica non può dolersene perchè li detti ministri a Ratisbona hanno sempre assicurato gl' interessi della Repubblica come quelli del proprio re (1), e così hanno fatto in pregiudizio degli uni e degli altri ». Il Senato ne fu sommamente crucciato, e scrisse al-l’ambasciatore Contarini in Francia il 16 novembre (2), lagnandosi che gli agenti francesi non solo avessero nominato nell’ accordo la Repubblica in modo tanto precario, ma ratificato anche quegli accordi relativi all’ Italia senza comprender vela espressamente, azione questa che faceva apparir contrarie le rette intenzioni di Sua Maestà, feriva in faccia al mondo l’onore, la fede delle sue alleanze, nè poteva nè doveva ammettersi, molto potendosi dire sopra l’indecenza, i pregiudizii, il pessimo esempio di tal capziosa forma d’ articolo. Perciò mandavalo nel seguente modo riformato : « Di più per l’interesse che tiene la Repubblica di Venezia, Sua Maestà Cesarea promette che le sarà restituito tutto ciò che per occasione di questa guerra fino all’esecuzione del presente trattato le fosse stato occupato, nè che mai in qualsivoglia tempo possi essere molestata, mentre la Repubblica anch’ essa promette di non offendere in qual si voglia modo Sua Maestà Cesarea, il Sacro Romano Impero, li stati e ordini di esso e le giurisdizioni e provincie ereditarie di Sua Maestà Cesàrea, con essere dall’una e dal- (1) Ironicamente. (2) Corti, 2 e 16 nov. 1630. Vou VII. 40