374 sigli, non ebbe il coraggio di assalirlo (1). Sopraggiunsero inoltre discordie tra Inglesi e Fiamminghi, sicché a grande stento riuscì a Gio. Battista Grimani Proveditor generale d’acquietarli, ma intanto un tempo prezioso andò perduto. Dal che fatto vieppiù coraggioso Cussein andò ad accamparsi innanzi alla Suda, e i Veneti trovandosi divisi in più posti, deboli in tutti deliberarono di abbandonarli, ed i Turchi occupando allora le Cisterne, il Calogero e il Calami vi piantarono batterie infestando il porto, privando anche 1’ armata veneta dell’ uso dell’ acqua, onde le convenne con dolore di tutti allargarsi e lasciare quel seno. Partitasi poi anche la fiotta dei collegati, il Cappello dopo aver girato qualche tempo per 1’ Arcipelago si ridusse alla difesa di Settimo, contro la quale i Turchi (fallito il tentativo contro la Suda, scoglio che sorge all’ imboccatura di seno spazioso, ben fortificato dalla natura e dall’ arte) aveano volto le armi. Era Rettimo, cui asprissimi monti separano dal territorio di Candia, città di circa diecimila abitanti, posta sopra una lingua di terra che forma spiaggia d’imperfetta fortificazione. Tuttavia il primo assalto dei Turchi contro le trincee fu vittoriosamente respinto, e cominciò allora la regolare espugnazione. In una sortita tentata dagli assediati, conducendo il Gonzaga gl’ Italiani e gli oltra-marini a piedi e quattro compagnie di cavalli, mentre il francese Dusmenil guidava le truppe della sua nazione e di Fiandra, questa gente fatta appena una scarica, presa, non si sa per qual causa, da terror panico, si diede alla fuga, gettando l’armi e correndo al mare, ove molti annegarono, altri furono raccolti in palischermi. Alla qual notizia, i soldati del Gonzaga facendo altrettanto, terminò con ignominia quella impresa dalla quale ognuno tanto bene si era ripromesso. (1) Vedi gli Atti nel Cod. CCXI, p. 77, classe VII, ital. alla Marciana. «