602 Che il Foscarini soleva ivi capitare, stravestito, con un cappello alla francese grande, e ferrajuolo corto, ed armato. Che il servitore di lei, del quale il detto ambasciatore le ha fatto accennar dal secretarlo, essere in qualche pericolo, era il signor Francesco Vercellini (per quello eli’ egli credeva), solo perchè egli è suddito di questo Stato. Che la generai opinione di questi congressi, corse subito dopo ritenuto il detto Foscarini. Che ultimamente quando fu riferto al detto ambasciatore della conceputa licenza che le si doveva dare, egli aveva accelerato il farglielo sapere (benché quanto a lui fuori d’ ogni sinistro concetto), così per debito particolare eh’ egli ha alla nobile persona e nome di lei, com’ anco, per esser servitore di Sua Maestà, non potendo cader iodignità nella persona di dama di stato così eminente, senza che il publico per riflesso se ne risenti. Indi Sua Eccellenza dopo aver dichiarata la notoria falsità di una così infame voce, alla quale nè pur minima causa aveva dato mai, nè anco in passar benché minimo complimento, o cerimonia con alcuno dei detti ministri dei Principi nominati, nè col Foscarini istesso, altro più se non ch’egli, le mandò a dire, quando ella prima capitò a Padova, già 18 mesi sono, che egli sarebbe venuto a visitarla a Venezia. Il che però mai fece, ma solo mandò ad escusarsi. Si compiacque dopo di ciò Sua Eccellenza di consigliarsi co ’1 detto ambasciatore, che partito ella doveva prendere per estinguere una voce così scandalosa e pregiu-dizial al suo proprio onore, della sua famiglia e della sua nazione ; 1’ ambasciatore era desideroso di qualche intervallo, fin eh’ egli potesse particolarmente sapere 1’ occasione di questo strepito e poi meglio informarla, ma Sua Eccellenza ben bilanciando, che essendo questa una voce tanto divulgata, e risaputa per mezzo di così fatte intelligenze, dispose, trattandosi dell’ onor suo (benché 1’ ambasciatore fosse soddisfatto nel suo buon concetto della persona di lei) di dare qualche pubblica soddisfazione della sua innocenza, e similmente ricevere qualche sollievo pubblico per così grave ingiuria a lei fatta, da quelli che ne erano gli autori. Per il che pregò il detto ambasciatore, a mandare a procurare immediatamente l’udienza per il giorno seguente, il che egli non potè fare, essendo allora vicino alle quattr’ ore di notte. Ma la mattina seguente molto per tempo, Sua Eccellenza di nuovo si compiacque d’onorare la casa del detto ambasciatore, e venne a dirgli, che dopo matura considerazione, ella aveva deliberato di non differir più in lungo la giustificazione