530 venute a mancare, per modo da non supplir neppure al proprio consumo. Lo stesso dicasi de’ navigli che i mercanti tenevano come cosa più comoda e profittevole, di far costruire al-1’ estero, che non a Venezia, con danno, come ognuno può pensare, immenso dell’ arsenale, dei cantieri, delle arti tutte che nelle costruzioni e nell’ apprestamento d’un vascello concorrono ; tuttavia il governo vedovasi costretto dar sussidii alla costruzione di navigli in qualunque luogo essa si facesse (1). Per le quali cose orava in Senato nel luglio del 1610 il senatore Leonardo Dona, nipote del doge, e riproduciamo intero il suo discorso come saggio di eloquenza veneziana in materia economica. « Dove la marinarezza e i marinari, diceva, che non molti anni sono abbondavano in questa città con tanta estimazione delle forze marittime ? dove le navi e galeoni in tanto numero, che quasi non capivano in questi porti, della navigation de’ quali ne perveniva tante comodità et utilità pubbliche e private ? do-v’ è il numero del popolo che ho sentito a dir a chi lo ha veduto e forsi manizado (maneggiato) non molto tempo fa, che in doi settimane si potè armar cinquanta galle di di questa sola città ? » Tutte queste cose mancano a questa Repubblica ; quasi che non vi è orma o vestigio di esse, pavento a dirlo. Le cause sono pur troppo note; non debbo mi (io) andarle commemorando dove è somma sapientia e cognizione di tutte le cose. » Non debbo però tralasciar che tra le molte cause della diversione del trafego (traffico) da qnesta città, è sta non solo la estintione di molto cavedal (capitale) depredato da cor- (1) Scrittura dei Savi alla Mercanzia 12 luglio 1600.