515 gliessero a capi nomini di ferma risoluzione e capacità ; parlava veemente Giacomo Minio contro il Zeno capitano generale, e con lui unendosi con libero discorso Lorenzo So-ranzo venivano ambedue dimostrando la inettitudine di lui, la disistima in cui era caduto anche tra i suoi stessi subalterni, la necessità d’istituire una severa inchiesta e rimuovere dalle cariche tutti quelli che colla loro condotta non si erano mostrati degni del posto che occupavano. Ne fu infatti incaricato dal Senato lo stesso Minio col titolo d’Inquisitore nelle cose del Levante, e fatti levare il spettatori di quanto indefessamente ho in prò della patria contribuito. Hanno principalmente comprobato 1’ inesplicabile afflitione del mio cuore quando 1’ ultimo di tutti a dir conforme il solito 1’ opinione, convenni aderir all’ unanime consenso e decreto di tutta la consulta di guerra d’abbandonar l’isola di Scio, alcuni mesi avanti sotto la mia diretione acquistata. Incarico perciò li miei heredi e commissarii dopo la mia morte, come io presentemente supplico col più profondo ossequio del mio spirito la giustizia sovrana deH’eccellentissimo Senato, degnarsi donar quest’ultima gratia alla mia veramente estrema infelicità, che compilato or mai il mio processo et esibite le difese (caso non mi fosse per gravissima disgratia permesso sopraviver alla mia spedizione) sia tutto letto nello stesso eccellentissimo e resti formato il giuditio dovuto alla chiarezza della mia causa. Così dichiarata per giustitia la mia innocenza si conservi al mondo nella memoria degli uomini presenti e futuri non solo di questa città ma di tutt’ i regni cristiani e barbari ancora, 1’ onor del mio nome e delle mie ationi. Questa sia la vera consolatione delle mie sventure, 1’ unica pompa del mio funerale et il più reputato ornamento del mio sepolcro. Le suddette espressioni intendo ripeter e conformar con la lingua purificata nei Santissimi Sacramenti della Chiesa, e con mio giuramento nello stesso articolo di morte ed in quel gran punto in cui dovrà presentarsi 1’ anima mia al divin Tribunale per lo tremendo giuditio delle opere sue, supplicando il Signor Iddio che se sono veridiche e pure, si degni assistermi col suo potentissimo ajuto nello stesso gravissimo momento, se mentite, giustamente mel neghi. Venetia li 6 luglio 1697. Antonio Zeno k. affermo con mio giuramento. Copia tratta dall’originale inserito nel testamento del N. TJ. ser Antonio Zen k. Alio di ser Francesco presentate a me infrascritto notaio sotto li 6 del corr. mese 1697. Loco Q tab. Ego Marcus Fknerinus pub. venef. not. in fìdem me subscripsi et signavi etc.