227 Bene scorgesi in questi discorsi l’animo d’un partito che, formato specialmente dalla bassa nobiltà, tentava, come altre volte pur fece, una sovversione degli ordini esistenti, in senso, come or diremmo, democratico. Ma assai diversa-mente ragionavano altri che godevano delle grazie dei grandi e dei nemici del Zeno, cui chiamavano uomo fazionario e sedizioso, e al quale dicevano non aderire se non persone disperate e desiderose di novità che volevano sovvertire la Repubblica per far loro fortuna; eh’era cosa mostruosa voler tenere più conto d’un particolare che d’un Consiglio, dal quale dipendeva la salvezza d’ognuno, poiché quando non vi fosse il Consiglio dei Dieci con somma autorità, succederebbero ogni giorno e in Venezia e nelle città di Terraferma, infinità di casi atroci e mille sovversioni, sicché gli uomini non sarebbero più sicuri nelle proprie case; che però bisognava mantenere il Consiglio de’Dieci in somma venerazione, e se vi era qualche abuso, lasciare ch’egli da sé stesso si correggesse, ma sopratutto non doversi permettere che vi entrassero soggetti di minor condizione per non fargli perdere la stima appo i sudditi. E a convalidare le parole coi fatti si accordarono tutti gli aderenti del doge e i nemici del Zeno, e quelli dei Dieci, insomma tutt’i grandi a far sì che le nomine al Consiglio de’ Dieci si approvassero come al solito, mentre questo altrimenti sarebbe stato molto pregiudicato nella riputazione ; e così la città dividevasi nelle due parti dei Corneristi e dei Zenisti, che erano infatti dei ricchi e dei poveri, dei più potenti e degl’inferiori, con dolore non lieve de’buoni e prudenti cittadini. La sera del 4 agosto avvenne altro caso acconcio a mettere vieppiù in discredito il Consiglio de’ Dieci, poiché nel canale della Giudecca furono sparate alcune archibugiate contro Benedetto Soranzo mentre smontava di barca alla sua riva di san Biagio, e furono i delinquenti Angelo Corner e