297 le cose avessero a cambiare ; gl’ Imperiali per le malattie e pel difetto di viveri erano costretti ad allargare 1’assedio; anche Casale era pel momento riassicurato; giungevano notizie di grandi apparecchi del cardinale, e mostrando di voler fare davvero, la Repubblica che sempre più sollecita-vaio, dichiaravasi pronta ad operare d’accordo, e quando i Francesi entrassero nel ducato di Milano, di entrarvi essa pure ; aver piantato il campo a Yaleggio, aver dato ordine al proveditor generale di tenersi pronto a volgersi ove più chiedesse l’occasione quando dal cardinale fossero prese ferme risoluzioni, essere infine disposta a concorrere anche per la sua parte in una levata di Svizzeri (1). Difatti il 13 marzo Richelieu mettevasi in viaggio alia volta di Casale coll’ esercito comandato sotto i suoi ordini dai marescialli de la Force, de Schomberg e de Crequi, e l’avanguardia toccava già il Monferrato, quando il cardinale ad un tratto arrestatosi intimava per l’ultima volta a Carlo Emanuele di dichiararsi pel re, di far marciare il suo contingente d’ accordo coi Francesi, di fornire i viveri, di demolire il campo trincerato che avea piantato in Avigliano tra Susa e Torino, allo scopo di collocarsi alle spalle del-l’esercito francese quando questo si fosse avanzato verso Casale. Ma il duca non sapeva decidersi ad un partito definitivo, e scusandosi di non potersi dichiarare contro l’imperatore, preferì esporsi allo sdegno del nemico potente e vicino, ma di cui conosceva l’instabilità, e sapeva come la regina madre, avversa alla grandezza di Richelieu, procurava di far sempre insorgere nuovi ostacoli alle sue intraprese. Nella notte dal 17 al 18 marzo le truppe francesi in numero di ventidue o ventitré mila uomini si unirono sulla riva sinistra della Dora presso a Casaleto sperando poter (1) 11 Marzo 1630, p. 26. Vol. VII. 38