329 campo verso la metà di ottobre, il fece con poche genti. Inoltre, investito del comando supremo, egli era in continue discordie con Crequì e con Odoardo, ai quali fu mestieri alla fine levare 1’ assedio, dopo l’infelice fatto di Frasca-ruolo in cui Vittorio Amedeo, assalito un corpo di Spagnuoli che s’ avanzava, aveali quasi del tutto sconfitti, quando mancatogli 1’ appoggio del'Crequi per le solite diffidenze e pei malaugurati dispetti, non condusse a termine la ben incominciata opera. Il re si ritrasse co’ suoi a Vercelli, Crequì nel Monferrato, le genti di Parma si sbandarono. Molte furono le recriminazioni da una parte e dall’ altra, alfine i duci calmatisi alquanto, ma non rappacificati, invasero la Lomellina e fortificarono Breme, luogo opportuno per dar sospetto a Milano, e dal quale potevansi molestare gli Spagnuoli. Così il complesso della campagna del 1633 non corrispose punto alle grandi speranze che se n’ erano concepite, tuttavia Richelieu non si lasciava smuovere minimamente da’ suoi progetti e preparavasi a nuovi conati nell’anno seguente, nel mentre che durante l’inverno le truppe francopiemontesi per procacciarsi i viveri e sollevare il Piemonte dal peso dalla guerra, si gettarono nelle terre del duca di Modena, il quale per prendere sue vendette si gettava dal canto suo nel Parmigiano. « Nè volevano ancor capire questi principotti italiani, sciama giustamente il Botta (1), che Francia e Spagna guerreggiavano non per essi, ma per loro, e che sì 1’ una che 1’ altra avrebbero ad una volta dati tre principi italiani per acquistare un territorio di tre leghe, ma forse era un gustoso piacere l’aiutare gli stranieri a rodere la comune patria ». Venezia più saggia, mettea ogni studio a scansarsi dal-1’ uno e dall’ altro, permetteva a’ Francesi l’estrazione di vi- (1) Storia d’ Italia, Lib. XXI, pag. 64. Yol. VII. 42