367 principalmente facevansi grandi apparecchi. La massima difficoltà era trovare un capitano generale cui affidare sì importante comando, e che avesse tanta riputazione da impor freno alle gelosie e alle gare che aveano fino allora guasta ogni impresa. Nello squittinio che a quest’ oggetto facevasi in Senato fu trovato più volte nell’urna il nome del doge, allora Francesco Erizzo, e sospesa ogni altra elezione fu vinto il partito di pregarlo di voler egli stesso mettersi alla testa dell’ armata. Il venerabile vecchio in età di ottan-t’ anni non si rifiutò all’ onorevole incarico, pronto a sacrificare quel debole avanzo che gli rimaneva di vita in vantaggio di sì bella causa. Le parole generose di cui accompagnò quel solenne atto, commossero tutti gli astanti, ne’ quali più non fu se non una gara di generosità nell’ofirire e averi e vita al servizio della patria. Solo Giovanni Pesaro opponeva, essere codesta nomina congiunta con gravi spese, le quali più utilmente avrebbero potuto impiegarsi ; la presenza del vecchio doge sull’armata avrebbe potuto eccitare il sultano Ibrahim a fare lo stesso, col dare più vigorosa spinta alla guerra ; essere la vecchiaia bensì prudente ma tarda nel-1’ operare ; se mai venisse a mancare per morte, qual confusione negli ordini pubblici ne deriverebbe ! Ma ad ogni considerazione prevalendo l’ammirazione del magnanimo atto, già si erano nominati due consiglieri a fianco del doge, cioè Giovanni Cappello e Nicolò Delfino (1) già avanzavano i preparamenti, quando il doge rapito dalla morte non potè se non lasciare nella storia l’indelebile ricordo del suo patriottico proponimento. Alla creazione del nuovo doge che fu Francesco Mo- (1) Decreto relativo e assegnamenti che si fanno al doge, 13 die. 1645. Rettori, p. 154, e Registro Marcus.