302 età di sessant’ otto anni, principe torbido e inquieto, che per 1’ ambizione fece la rovina di sè e di altri. La caduta però di Mantova non valse a sminuir la veramente mirabile costanza dei Veneziani, che attesero ad armare per terra e per mare, a ben guernire i confini e i domimi, della cui fedeltà ed affezione ebbe la Repubblica anche in quella occasione a lodarsi, primi offerendosi i nobili veronesi alle guardia della propria città. E il senato a dimostrazione di affetto, e di quanto avesse a cura la loro conservazione, decretava mandarvi altresì de’ propri nobili del Maggior Consiglio (1). Eppure i tempi correvano sciaguratissimi, che alle armi e alle devastazioni dei nemici, si aggiungevano le stragi della peste, quindi interruzione de’ commerci, abbattimento d’ animo ne’ popoli, ubbie e spaventi. Qualche foglio capitato al Senato cominciava ad accagionarne come nella Lombardia gli untori, ma la cosa nelle terrò della Repubblica non mise radice. Il Senato mandò quei fogli ai vari rettori per averne le considerazioni loro (2), nè pare che queste fossero di natura da appoggiare la credenza in quelle accuse, perchè disegnando il popolo di Brescia alla vendetta pubblica certi francesi come untori, data facoltà al rettore di sottoporli anche alla tortura per venir in chiaro delle loro diaboliche operazioni, da chi fossero mandati, quale la materia, gl’ ingredienti, quali preservativi adoperassero per sè medesimi, in quali luoghi dello Stato avessero intelligenze (3), non si vede risultasse cosa alcuna da mettere in apprensione le popolazioni ; non si trova più (1) Secreta 29 lug. 1630, p. 97. (2) 6 agosto 168Ò, p. 119. (3) Ifc., p. ]2l. Lo storico Nani mostra credere alle scelleratezze degli untori in Milano soggiungendo che seben veramente l’imaginazione dei popoli alterata dallo spavento molte cose si figurava, ad ogni modo il delitto lu scope’-to e punito, stando ancora in Milano le iscrizioni ecc. Libro Vili, anno 1631.