422 regno occupata dai Turchi ; infine per maggior riputazione del Gran Signore, una pensione anche pel regno tutto ; acconsentisse anche alla restituzione dell’ occupato da’ Veneziani nella Dalmazia, che Rettimo e Canea fossero demolite, e cedute Tine e Parga. Al postutto, per eccitamento anche dell’ambasciatore di Francia, concedesse altresì che i Turchi conservassero in Canea e Rettimo alcune moschee, ma con pochi turchi disarmati pel solo servigio della religione, partendosi però la milizia da tutte le parti del regno, cosa a che il Muftì si mostrava non alieno dal consentire. « Procurasse dunque, continuava l’istruzione al Cappello, di concludere, ma badasse che i Turchi sotto il pretesto delle moschee non pretendessero di tenere piè •fermo nel Regno, e limitasse il numero di quelli pel servigio del culto al numero di ' due o tre, considerando che anche con un solo vien soddisfatto al riguardo della religione. Quanto ai compensi accordasse fino a centomila reali (1) per le spese, e da trenta a quaranta mila annui ; cercasse se fosse possibile di aumentare anche la somma in luogo di cedere Tine e Parga ; ad ogni modo però pattuisse di ritirarne le cose sacre, fossero restituiti da ambedue le parti i prigioni, si accordasse un generale perdono, nulla si esigesse dai particolari, i confini di Dalmazia tornassero come prima ecc. » Il Cappello trovò al suo giungere a Costantinopoli un nuovo vezir Ahmet, dal quale ammesso tosto e con le solite dimostrazioni di onore all’ udienza, cominciò con grave discorso a rappresentare il giusto desiderio della Repubblica di rinnovare con decoro e vantaggio comune l’antica corrispondenza, ma secondo eh’ egli andava sponendo le proprie ragioni, vedeva il viso d’Ahmet accendersi d’ira e tutta la sua persona agitarsi, onde ere- (l) Corrispondenti a circa altrettanti ducati d’ argento.