116 talisti ritiravano da Napoli i loro fondi ; maggiori e più funesti fatti si attendevano. Da lunga pezza quel Giacomo Pierre di cui dicemmo, avea introdotto secrete pratiche col residente Spinelli e coll’ambasciatore Simon Contarmi a Roma, al quale erasi recato nascostamente di tarda notte dicendo avergli a rivelare importantissime cose (1). Diceva che per 1’ antica amicizia della sua nazione colla Repubblica non poteva tacerle i grandi pericoli che la minacciavano per parte del viceré, il quale volgeva vasti disegni nel capo, e per darsi importanza e come prova di lealtà, presentava al Contarmi un prospetto delle sue forze; ma le parole del corsaro erano ambigue e intralciate, e solo parea che più che ad altro accennassero a qualche macchinazione contro i Turchi, con danno della Repubblica. Ma quando il Contarini gli disse : sicuramente verso VArcipelago e l’Albania ; il capitano stringendogli la mano con mistero, soggiunse: un po' più in su, un po' più giù, e tornando a parlare dei Turchi voleva far credere che a tradire i disegni dell’ Ossuna il movesse principalmente l’avversione che come buon francese, dovea avere dell’ eccessivo ingrandimento di Spagna, poi passando ad altro toccava d’una intelligenza del duca di Savoia con varii pascià dell’impero ottomano, dei disegni di Toscana di distruggere le forze navali dell’Inghilterra e dell’Olanda, insomma dopo aver rappresentato tante cose per aria, finiva collo spiegare il suo desiderio di entrare al soldo della Repubblica alla quale vantando le sue passate imprese, prometteva e pel braccio e per la sperienza di poter recare non poco servigio, A stento gli riusciva di farsi intendere parlando un miscuglio di francese e di spagnuolo, nè molto pratico di stendere i suoi pensieri in iscritto avea sempre seco un vsc- (1) Dispacci Simon Contariniai Capi del Consiglio X, 29 nov. 1615.