314 1’ altra parte restituiti reciprocamente tutt’ i prigioni. Inoltre la Repubblica ritirerà anch’ essa nel medesimo tempo come di sopra le sue truppe, e le modererà in modo che in conseguenza di esse non resti alcuna occasione a’ vicini di giustamente ingelosirsene ». Mentre la diplomazia si maneggiava e sottoscrivevasi il trattato del 13 ottobre a Ratisbona, non aveano posato le armi e Francesi e Spagnuoli si combattevano sotto Casale ; già quelli davano 1’ assalto alle trincee, già il prode maresciallo Toiras usciva dalla cittadella per assalire gli Spagnuoli alle spalle, quando un cavaliere uscendo dalle file correva verso i Francesi agitando un foglio di carta e gridando la pace la pace. Era 1’ agente del papa, Giulio Maz-zarini, che veniva con pericolo della propria vita ad arrestare il combattimento portando un nuovo progetto il quale conteneva che gli Spagnuoli libererebbero subito Casale e il Monferrato, a patto che i Francesi facessero lo stesso dal canto loro, e che il duca di Mantova non potesse confidare la guardia delle sue piazze che a’ suoi sudditi. I Francesi conserverebbero le loro posizioni negli Stati di Savoia, finché gli Spagnuoli si fossero intieramente ritirati dal Mantovano. dal Monferrato, dalla Valtellina e dal territorio dei Grigioni (1). Le condizioni furono accettate, il Mazzarino si aperse con ciò la via alla sua futura grandezza, e benché il trattato incontrasse parecchie difficoltà nell’ esecuzione, prevedevasi però che le cose si sarebbero ridotte ad un as-comodamento. Tuttavia la corte di Francia continuava a mostrarsi irritatissima di quanto era stato fatto a Ratisbona, ove si erano oltrepassati, come diceva, i suoi ordini. Scriveva l’ambasciatore Alvise Contarmi al doge il 18 novembre 1630 (2) (1) H. Martin XIII, 45. (2) Dispacci Francia N. 77.