346 impossibile che il continuo corseggiare dei Barbareschi da ima parte, e dei Maltesi, Fiorentini ed altri conosciuti sotto il nome generale di Ponentini dall’ altra, non avesse a partorire conseguenze funeste e a compromettere in fine tutta la Cristianità. I più sfrenati erano i Cava1 ieri di Malta, i quali sotto colore di corseggiare contro gl’ infedeli, non risparmiavano ora con un pretesto ora coll’altro neppur i navigli cristiani specialmente dei Veneziani, e non si facevano alcun riguardo di cagionare a questi continue brighe coi Turchi. Alle lagnanze, i Maltesi non degnavano pur di rispondere, e con la dissimulazione accrescevano la temerità (1), onde era alfine uopo alla Repubblica di venire a qualche risoluta determinazione, ed ordinare il sequestro dei beni dell’Ordine nelle terre venete (2). Perciò fatto venire in Collegio il ricevitore di quell’Ordine, gli fu letta una carta nella quale dicevasi che più volte s’erano fatti sapere al Gran Maestro i gravi disordini che succedevano a pregiudizio generale della Cristianità, uscendo in corso le galee e i vascelli maltesi senza i debiti riguardi ai principi cristiani ; aver più volte egualmente fatto conoscere di quanta importanza fosse che quei vascelli si tenessero lontani dalle isole e dai luoghi della Repubblica, dal recar danno e dal voler esercitare il diritto di visita sui navigli di essa ; quei cavalieri dapprima istituiti a vantaggio, difesa e sostenimento della religione cattolica, ora aver cambiato modi, ed esserle divenuti di molestia e pericolo, violentar essi perfino con tormenti gli uomini presi sui vascelli rubati per far loro dichiarare a voce ed in iscrittura che i danari e le merci fossero dei Turchi, la qual cosa erano costretti ad attestare per non morire sotto i tormenti, azione veramente indegna ed inu- (1) Candía, Rettori, 10 giugno 1644, pag. 59 all’ Archivio. ('2) Il decreto leggesi in Corii, pag. 80.