377 cinquecento miglia, che formavano il suo confine col Turco, ed insieme la barriera del Cristianesimo, e in codesta difesa sfoinire essa gli arsenali, vuotare 1’ erario, sagrificar i cittadini, raccoglier da ogni parte, fino dal lontano settentrione, sussidii di genti e di navi ; pensassero che tutte le umane forze hanno un termine, che Candia perduta, il nemico vieppiù orgoglioso e potente piomberebbe prima sul-l’Italia, sede della religione, poi non avrebbe più ritegno la sua cupidigia di dominio ; si movessero adunque i Principi tutti pel proprio interesse se non per altro ; componessero le loro differenze per volgere le comuni armi a si alto e nobile scopo qual era la salvezza d’Europa e della Cristianità, mentre altrimenti la Repubblica vedrebbesi suo malgrado costretta a pensare alla propria salvezza con tutti quei partiti che da lei stimati fossero e necessarii e prudenti. Ma gli eccitamenti, le rimostranze tutte degli amba- 1647. sciatori veneti alle varie corti, niuno o solo un illusorio effetto partorivano, e Venezia preparavasi da sè sola a sostenere il gran pondo, anche nell’ anno 1647. Stava la armata dei Turchi a Scio, il capitan generale Grimani scorreva le acque, fi parecchi legni prendeva, quando il capitano Tommaso Morosini si trovò da una folata di vento trasportato colla sua nave alla vista di Negroponte. Allora il Bascià del luogo, prestamente salpando con quarantacinque galee, corse incontro a quella nave, come a sicura preda. E qui seguirono prodigi di umano valore. Il Morosini non punto spaventato, spiegata la bandiera, distribuite le guardie, confortati i marinari e i soldati, lasciò che il Bascià si avvicinasse, e quando fu in tiro, fulminò la flotta turca con una grandine sì fitta di palle, che quella notabilmente offesa, già cominciava a retrocedere. Ma il Bascià col supplizio di alcuni renitenti, spingevala di nuovo Vol. VII, 48