506 di Turchi in Morea, di prossimi aiuti alla Canea, il Moce-nigo raccolta la consulta ed esposta la condizione delle cose, le grandi forze soprarrivate ai Turchi, la debolezza invece delle proprie, i pochi avanzamenti fatti, il pericolo ond’ era minacciata la Morea, propose di levare il campo. E così fu deliberato, invano opponenti il provveditor d’armata Que-rini, il capitano straordinario delle navi Contarini, e il commissario Donà i quali dicevano non disperata la riuscita, essersi già ottenute tante vittorie, con poca gente, non essere credibile che il Turco assalisse con grandi forze la Morea, e contro le eventuali correrie trovarsi abbastanza tutelata (1). Invano ; il Mocenigo si ostinò nel suo proponimento, e levato il campo e partitosi per la Morea, troppo tardi si accorse della facile sua credulità e che i Turchi si erano già ritirati da Corinto. Ma l'occasione di prendere la Canea e con essa forse tornare in possesso di tutta l’isola di Candia, era perduta. Laonde chiamato a Venezia fu processato ; trovatolo non reo di tradimento, ma che l’error suo era derivato da incapacità, fu destituito dalla sua carica, e mandato capitano d’ armi a Vicenza. Tutti gli occhi, tutte le speranze si volgevano di nuovo al doge Francesco Morosini. Raccoglievansi, secondo il solito, i senatori nella sala dello Scrutinio, dava ciascuno iir una cedula il nome di chi proponeva, poscia sottoposto ciascun nome alla votazione si trovò eletto il doge con no-vantacinque suffragi. Andarono i Senatori a richiederlo del suo consentimento, e dicendo egli che al voler della patria non si sarebbe, quantunque vecchio e acciaccato, ricusato giammai, tornarono nel Maggior Consiglio, e senza neppur aspettare l’esito della nuova ballottazione, fu deliberato d’indirizzare al doge formale istanza, che accettar volesse (1) Dispacci dei provveditori gen. da mar 24 agosto 1692.