197 ohe la povera mia casa ha accolto un prodigioso numero di nobili concorsi a manifestar sentimenti misti di lagrime e di consolazione. Gran momente poteva esser quello per i miei maggiori, se le voci del zelo non avessero soffocato quelle della natura, ma altro non è stato allora detto se non che la frode di tre scellerati calunniatori avea prevalso sopra la perspicacia dei tre Inquisitori di Stato. » Il grande atto del Consiglio de’ Dieci era del seguente tenore : « Poiché la providenza del Signor Dio con mezi veramente meravigliosi et imperscrutabili all’ingegno humano ha disposto, che li medesimi auttori et ministri della falsità et imposture machinate contra il già diletto nobile nostro Antonio Foscarini cavalier fu de ser Nicolò, per le quali fraudolenti depositioni (1) seguì necessariamente per ragion et per giustitia la sentenza contro esso cavalier, habino da poi senza impulsione, ovvero senza eccitamento di alcuno, manifestato se stessi, et confessata la fraude et ingano da loro comesso, onde di tanta iniquità hebbino condegno castigo con l’ultimo supplicio, conviene alla giustitia et pietà di questo Consiglio, al quale sopra tutte le cose incombe per quiete et sicurezza universale il prottegere l’indennità del-l’honore, et riputatione delle famiglie, solevare in quanto si può quelli che indebitamente restano oppressi con nota d’infamia, secondo che in altri accidenti è stato osservato et eseguito, però L’anderà parte, che per questo solievo delli nob. uom. ser Nicolò et ser Geronimo Foscarini q.m ser Alvise nipoti (1) Difatti si generale era l’opinione che il Foscarini fosse veramente traditore, che il residente Sacchetti scriveva il 30 aprile, esservi ora più probabilità di accordo della Rep. con Feria governatore di Milano, credendosi generalmente rimossi gli ostacoli, dacché seno spenti quelli che li facevano arrivare le deliberazioni del Senato. I traditori ci erano, ed uno, come vedemmo, era il Cazzari fatto morire ; il Foscarini ne fu la vittima.