46 no fabricar chiese che non abbiano da noi la licenza ? (1) Non si fabbricano ora tre chiese in questa propria nostra città ? E noi le lasciamo fabbricare, e se voi non volete mettere in una città un vescovo che sia diffidente del principe laico che di essa è signore, perchè non sarà giusto che non si vadano a mettere nel nostro stato nuove confraternite et nuove religioni senza nostra licenza ? In questa difficoltà adunque non si doveva passare così frettolosamente a tal risoluzione, ma era conveniente continuare il negozio ed ascoltar le ragioni della Repubblica. Avemo difficoltà con la Sede Apostolica per conto della città di Ceneda, noi pretendemo la sovranità in Ceneda et ognuno la confessa, ma aggionta a questa sovranità ci vanno delle altre cose che sono controverse, le quali è ben venti anni che sono in negozio nè mai si è proceduto se non della maniera che conveniva et se bene speravimo che un ambasciatore ne portasse la conclusione, però vi sono stati tre o quattro ambasciatori et il negozio resta tuttavia in piedi.... Monsignore, dovete sapere che siamo così ardenti et rissoluti che non è possibile più, non tanto noi che siamo preposti al governo della Repubblica, ina tutta la nostra nobiltà, la nobiltà delle città del nostro Stato et anco tutto il popolo in universale. La vostra scomunica l’abbiamo per nulla e non la stimiamo niente ; or vedete quanto importi questa risoluzione e se con 1’ esempio nostro si appartasse questo o quello, ciò che vi resterebbe.... ». Il nunzio rimase scosso a queste parole. « Sa Vostra Signoria, riprese il doge, quello che doveva fare il pontefice in questa controversia in luogo di precipi- (1) Difatti nel tempo stesso che ardeva la dispula, concedevasi il 26 giugno 1605 ad alcune cittadine di comperare un terreno e fabbricarvi chiese e monasteri dell’ ordine di s. Francesco. Registro Vicus Maggior Consiglio all’ Archivio.