541 Tra le professioni liberali nessuna, e a buon diritto, esercitò tanto 1’ attenzione del Senato, quanto quella che si riferisce alla pubblica igiene. Con opportunissime leggi era vietato esercitare medicina o chirurgia senza aver compiuto il regolar corso di studii e ottenuta la relativa approvazione, come altresì dispensare farmachi ed elettovarii irregolarmente. Il decreto 8 luglio 1615 è sotto questo rapporto importantissimo, facendoci conoscere gli abusi che s’erano introdotti e che si voleano reprimere. Singolare fra gli altri è la menzione che si fa di certe stufe (1), a quanto pare bagni caldi o a vapore, nelle quali parecchi prendevano a curare * malati di diverse qualità di mali, e da sè stessi gli ordinano decotti di legno, che non avendo cognizione della complessione del patiente, per il più lo abru-giano, altri fanno ontioni con l’argento vivo, profumi od altro a grave danno del prossimo et anima loro, et altri segnando da strigarle danno medicamenti per bocca così gagliardi che invéce di cacciar spiriti cacciano l’anima». Ingiunge-vasi ai farmacisti dovessero tenere un elenco de’ medici approvati senza la cui ordinazione non avessero a dar medicine, raccomandavasi la buona qualità di queste e volevasi anzi che una giunta composta dal priore degli speziali con tre medici, avesse a visitare tre volte 1’ anno, e con alcuno della Sanità, tutte le farmacie, e vedere se tutto vi fosse in ordine. Era proibito ai farmacisti l’ordinare da sè medicine, e prender fattorino che non fosse stato esaminato (2). (1"> Onde ancora levarie calle del Stuer. Dell’esistenza dei bagni in Venezia, sebbene non se ne trovi in alcun luogo menzione, fa prova il seguente passo d’Alvise Molin nel suo Diario dell’ amb. a Costantinopoli, Marciana CCCLXV. * Nel ritorno a casa dessimo un’occhiata ad uno dei loro bagni che molti e frequentissimi sono nella Turchia, fatti per lavarsi prima della orazione loro, che altro non sono se non stufe in tutto simili alle nostre» p. 71. (2) Compii, leggi Arti. Il prof. Foucard pubblicò : Lo statuto dei medici e deyti speziali in Venezia scritto nel 1258.