162 cet.tando stipendi e gratificazioni da Spagna. Con molto gravi parole lamentava il cronachista Sivos, non esser di tutto ciò a stupire « perchè al presente, mi sia pur concesso di dire, è cresciuto tanto il numero dei nobili che non è quasi possibile che tutti possino godere delli honori et magistrati se non li più ricchi di parentela, tanto più che ognuno di loro vive al presente (sebbene sono queste gran carestie) lautamente e con spese sì grandi, che par quasi impossibile che le possino fare, e però non è meraviglia se nascono di questi inconvenienti, quali sono piuttosto principii della rovina della Repubblica, che della conservazione ». Una vergognosa corruzione si era introdotta nelle elezioni. Fino dal 1617 alcuni nobili, vedendo che per le grandi ricchezze e per la molta autorità di alcune famiglie principali, non potevano pervenire a magistrati importanti, si erano accordati di recarsi in Consiglio con certo numero di pallottole oltre a quelle che venivano loro date pei suffragi e mettendole in favore de’ loro amici, procurare a questi le dignità, onde vedevansi con ammirazione universale uscire uomini conosciuti inabili ed indegni con pubblico danno e disonore. Scoperta nel 1620 la cospirazione, parecchi furono condannati (1). Fra quelli che per sì indegno modo erano pervenuti fino a prender posto in Senato trovavasi un Giambattista Bragadin, il quale fattosi familiare del marchese di Bedmar era stato da questo raccomandato anche al suo successore Luigi Bravo, siccome persona tutta devota a Spagna, e da cui sarebbe stato sempre istruito di quanto passava nei Consigli della Repubblica. Recavasi il Bragadino a quest’ uopo in chiesa ai Frari, ove inginocchiandosi su appartato sgabello, cacciava in una fessura di questo certi polizzini, i quali venivano poco dopo raccolti dal (lì Cod. MDCLXIV, cl. VII, it. alla Marciana.