‘259 disposto a muovere anch’egli contro i G-rigioni, intimorita dal rovescio allora avuto dagli Svizzeri, troppo precipitosi nell’assalire il nemico senz’attendere i soccorsi veneziani, e dalla susseguitane perdita di Bormio, mentre lo stesso Guef-fier inviato di Francia non faceva che spargere nuove dissensioni e sospetti, volgevasi allo stesso re di Boemia e al Gabor raccomandando loro la causa comune (1), mirando con ciò a spaventare l’imperatore colla possibilità di una lega della Repubblica con quei due principi. E siccome anche la Francia cominciava ad avvedersi che finora la condotta del suo ministro Don avea fatto se non favorire i disegni di Spagna, la Repubblica mandò a Parigi come ambasciatore straordinario Girolamo Priuli, onde confermare il re nel proponimento di dar soccorso ai Grigioni, e non permettere che il dominio spagnuolo in quelle terre si distendesse. Nelle medesime istanze concorreva anche Carlo Emmanuele duca di Savoia, lo stesso papa Paolo V, desideroso della quiete d’Italia, s’ adoprava perchè le cose fossero restituite nel primiero stato. \ enne però intanto il Pontefice a morire il 28 gennaio 1621, e gli fu dato a successore il cardinale Ludovisio, col nome di Gregorio XV, il quale applicò subito il pensiero agli affari della \ altellina, e proseguendo con impegno ancor maggiore 1 opera iniziata dal predecessore, esortava vivamente il re cattolico alla quiete; la Francia inviò il conte di Bassompierre a Madrid a far intendere che non lascerebbe a verun patto cadere i Grigioni, e che perciò ad evitare le sciagure d’ una guerra, da ogni disegno sulla Vai-tellina si ritraesse. Ma mentre così si maneggiava a Madrid, il Feria a Milano operava ben diversamente, chè fatte sue pratiche in Re- (1) 28 Settembre, p. 20, Secreta.