266 savoiarde penetrando ad eccitamento di Carlo Emmanue-le nella Liguria, minacciavano Genova, quando l’impresa venne a raffreddarsi e in generale le cose d’Italia si rimasero in sospeso per una nuova mossa d’ armi del partito ugonotto in Francia. Inoltre la condizione di Richelieu non poteva ancora dirsi bene assicurata, per gl’ intrighi di corte, la resistenza della Rochelle, il disfavore del partito ultra cattolico a lui contrario per la sua opposizione al papa, laonde lacevasi sentire da tutte le parti il bisogno d’accomodamento. Fino dal 1.° gennaio 1626 il conte di Fargia ambasciatore di Francia a Madrid, oltrepassando le sue istruzioni col pensiero di far cosa grata alla regina madre, conchiuse col Consiglio di Spagna un trattato detto di Mon-son del 5 marzo 162B, pel quale i re di Spagna e di Francia rimettendo le cose dei Grigioni, dei Val teliini, di Bormio e Chiavenna nello stato in che si trovavano prima dei torbidi d^ 1617, annullando tutti gli altri trattati susseguenti: in Valtellina, Bormio e Chiavenna non sarebbe tollerata nessun’ altra religione oltre la cattolica, potrebbero i Valtellini eleggere i propri magistrati, che avrebbero però a chiedere la sola conferma dai Grigioni, e se rifiutata dopo tre domande, sarebbero a considerarsi eletti; nessun principe si attenterebbe di fare cosa alcuna contro le presenti risoluzioni; i Grigioni giurerebbero l’adempimento di questa convenzione e riceverebbero dai Valtellini un’annua somma; se i Grigioni intraprendessero qualche cosa contro la religione cattolica, datone avviso dal papa ai due re, questi, dopo quattordici mesi di vane ammonizioni, potrebbero passare alla via coattiva ; se i Grigioni movessero le armi, perderebbero i loro privilegi, come li perderebbero ugualmente i Valtellini, mancando dal canto loro al convenuto ; che i forti della Valtellina, Chiavenna e Bormio, sarebbero rimessi nelle mani del papa per esser demoliti, -nè più sotto alcun pretesto rifab-