186 impiccato la mattina seguente fra le due colonne con un piede in su, così restando esposto fino alla sera. Ebbe questa condanna, cìie fu la più severa, dieci voti, mentre cinque soli ne riportò la più mite del carcere oscuro a vita proposta dai consiglieri M. A. Correr e Francesco Molin, Batista Nani capo, e Antonio Cappello avogadore ; nè fu vinta una terza di Yettor Soranzo capo, e Pietro Bondumier inquisitore che domandavano la morte segreta (1). Questa votazione mostra all’ evidenza quanto generale e piena fosse nei giudici la convinzione della reità del Fo-scarini, poiché non ne vediamo neppur uno alzar la voce in suo favore, e quelli stessi che inclinavano a maggior mitezza limitarsi a domandare il carcere oscuro a vita, con bando capitale quando fuggisse, e con divieto di pur proporne avanti il termine di vent’anni la liberazione, ad ottener la quale si richiedesse prima l’unanimità dei Consiglieri e Capi, poi quella del Consiglio de’Dieci ridotto al perfetto numero di diciasette ; vediamo non i soli Inquisitori, i quali giusta il loro istituto compiuto il processo lo portarono al Consiglio per la decisione, ma lo stesso doge, tutt’i Consiglieri ducali, gli Avogadori di Comun condannarlo, e Ascanio Molin, ancora sulla fine dello scorso secolo, riferiva aver avuto nelle mani il processo del cav. Foscarini, compilato bensì sotto l’ispezione degl’ Inquisitori, ma giudicato dal pieno Consiglio de’Dieci, col doge e i consiglieri; aver veduto anche la sentenza coi nomi dei giudici, cominciando dal nome del doge, che lo condannarono alla morte, soli cinque a minor pena, e conchiude : « Questo giudizio assolve il Tribunale dall’imputazione di aversi lasciato condurre in errore o di aver arbitrato in affare di onore e di vita dei cittadini ». (1) Ibid.