379 generale Mussa, e ordinava nuove forze si preparasseró e nuovi conflitti. Il primo sforzo della nuova campagna volgevasi alla Suda, opportunamente rinforzata di genti dal generale Delfino, ma in cui infuriavano la fame e la peste, la quale per altro non meno flagellava il campo ottomano. Faceva strage altresì nella città di Candia i cui abitanti cercavano ristoro nelle frequenti sortite sotto il comando dei francesi Gildas, colonnello Gremonville e Vincenzo de la Marre. Avevano per lo più felice successo, ma avvenne una volta che in una fazione più grossa del solito, composta di ben cinquemila uomini (31 giugno 1647), già tenendo la vittoria in pugno, la cavalleria e la fanteria stipendiate ad un tratto voltando faccia, si dessero a precipitosa fuga verso la montagna (1), non sì però che parecchi non restassero morti ed altri prigionieri, tra i quali un figlio dello stesso generale Delfino. Codesto sciagurato avvenimento, secondo il Nani, sarebbe provenuto da gelosia, per cui le squadre di Gildas non si sarebbero mosse in soccorso di de la Marre, soldato intrepido, ma avventato, che cominciò ad investire il nemico da sè solo e fuor di tempo, mentre il Gramon-ville, giovinetto ancora, era stato il primo a prender la fuga. Ma il dispaccio da Candia confessava : « non si può ancora capir la ragione per cui già avendo la vittoria in pugno, la cavalleria e la fanteria pagata, tutto che lontane 1’ una dall’ altra, voltassero faccia, sbandandosi e fuggendo precipitosamente verso la montagna, senza che per un quarto d’ora s’avesse mai veduto il nemico a seguitarle». Questo malaugurato avvenimento ebbe di conseguenza 1’ avanzamento dei Turchi verso la città capitale Candia, che trovavasi ancora afflitta grandemente dalla peste, e (1) Nani, Storia Veneziana, p. 142, t. II.