318 nella lettera al re, e con ciò accomiatavasi l’ambasciatore (1). Codesta riserva era tanto più necessaria alla Repubblica, quanto che la Germania per la venuta di Gustavo si trovava di nuovo in preda a tutti gli orrori della guerra, a tutta la ferocia del generale austriaco Tilly che avea ridotto la città di Magdeburgo un mucchio di ceneri. 1631. Gustavo Adolfo preparavasi alla vendetta, e al primo sbigottimento succedeva ne’ Protestanti il furore ; 1’ Elettore di Sassonia ridotto alla disperazione si unì cogli Svedesi, e questi si trovarono il 7 settembre in faccia al Tilly sui campi di Lipsia. I due eserciti contavano ciascuno dai trentacinque ai quarantamila uomini. Il vecchio generale austriaco si stava tuttavia peritoso di accettare la battaglia, quando la foga dell’altro generale Pappenheim vel trascinò, e su quei campi di Lipsia, destinati a divenir tanto famosi negli annali militari, 1’ Austria perdette il frutto di undici anni di vittorie, dodici mila morti o prigionieri, cento bandiere, tutto il bagaglio, tutta l’artiglieria ; il resto delle truppe imperiali si disperse e fu in gran parte sterminato dai contadini sassoni, accorsi a dar loro addosso. Tilly e (1) Corti, p. 135. In egual senso scriveva pure il Senato all’ambasciatore in Francia ; e all’ambasciatore francese d’Avaux chiamato in Collegio diceva : « Non poteva la Repubblica far maggiormente • apparire la sua puntualità sopra il concerto seguito il 1630 in s. Gio. di Moriana, che con l’espedir ¡mediate li ricapiti per quel che avesse potuto spettarci per le diversioni di Svezia da esserne disposto per il detto anno a proporzione et col moto delle disposition di quelli che fossero stati mandati dal Cristianissimo. Allora non si divenne non solo da Sua Maestà all’ atto di quelle contribuzioni ma nè anco a quel d’ accordarne la summa precisa, nè di comunicarcela in conseguenza. Cobi cadè con la caduta del tempo prescritto e della occasione quel negotiato. Per gli anni susseguenti cosa veruna non si è con noi trattata non che conclusa ; che il Contarmi aveane già persuaso i ministri, e che quanto all’altro trattato concluso questo anno tra i due re, senza nostra partecipazione, la Repubblica non ci entrava», pag. 146.