335 nel Piemonte, per modo che Torino venne in loro potere alla fine di settembre 1640, e il principe Tommaso fu costretto a domandare una tregua. Altre turbazioni avvenivano dagli odii esistenti tra i Barberini, alla cui famiglia apparteneva il papa, e Odoardo duca di Parma a causa del ducato di Castro e Ronciglione conceduto in forma d’investitura feudale da Paolo III a casa Farnese. Il duca volse 1’ animo a fortificare Castro ; se ne dolse amaramente il pontefice e gl’intimò che disarmasse e le cose nel pristino stato restituisse, o il noterebbe di ribellione e lo colpirebbe della scomunica. Dal che il duca inacerbito vieppiù persistette nella sua deliberazione. Il papa infatti lo scomunicò, fece occupare il ducato e metterlo all’ incanto, con grande sollevamento d’animo dei popoli. Al pericolo di nuovo incendio che minacciava l’Italia, i Veneziani, il gran duca di Toscana e il duca di Modena si strinsero in lega per antivenire alle conseguenze dannose alla generale tranquillità nella imminente mossa d’armi contro Parma (1), promettendo segretamente di aiutare il duca, quando i suoi Stati venissero assaliti. Di ciò imbaldanzito il duca, senza pur aspettare che i Barberini, secondo il loro concetto, invadessero lo Stato di Parma, uscito improvvisamente alla campagna, penetrò nello Stato ecclesiastico, avvicinandosi a Castro coll’ animo di ricuperarlo. Ma non piacque nè ai Veneziani nè al granduca questo precipitoso movimento, e riprovarono le sue azioni come aggressive, mentre lo scopo della lega era puramente di difendersi, onde egli cedendo alla necessità si vide costretto ad arrestarsi in una mossa che avea sollevati gli animi di tutta l’Italia, e ad entrare nelle negoziazioni che il pontefice proponeva, però sempre insistendo che Castro gli fosse restituito. (1) Comm. 31 agosto 1642, e Lunig li, 1551.