434 tilia del 16 luglio, quando mossero per uscire dal Canale con trentatre galee, nove maone, ventidue navi, cinquanta saiche e molti legni minori, sostenuti dal fuoco delle batterie che dalle spiaggie fulminava. Le navi venete per sottrarsi alla pioggia di palle, mossero anch’ esse contro alle nemiche per affrontarle. La nave del Bembo che ancora non avea levata l’ancora si trovò la prima ad essere investita, ma gettando fuoco da tutte le parti seppe sbarazzarsi non solo, ma inseguire tre maone nemiche, facendole vilmente investire nel lido. Frattanto le altre navi dei Veneziani si erano poste in miglior ordinanza, e quelle di Francesco Basadonna, di Angelo Bembo, del Barbaro capitano del golfo, di Luigi Battaglia, di Luigi Foscari e d’altri vigorosamente assalite, con prodigi di valore si difesero e delle nemiche trionfarono. Era una battaglia generale e individuale insieme, era uno spettacolo tremendo e sublime. Verso la sera, quasi tutte le navi così de’Veneti come de’Tur-chi si trovarono insieme confuse fuori de’Castelli nel canale del Tenedo portatevi dalla corrente dell’ acqua, nel mentre che le galee, staccate i giorni innanzi per Imbro, benché vicine, si trovavano malgrado ogni loro sforzo impedite dal-1’ accorrere in aiuto dei confratelli, e dividere con essi i pericoli, 1’ onore, la gloria. Mocenigo fermo nel suo divisa-mentó voleva ad ogni costo penetrare nel Canale ; già passato il capo Gianizzero, un’ altra punta restava a superare, e intanto la burrasca sempre più ingagliardiva. Egli colla sua galea seguita da quella del comandante ponteficio Bichi, e del maltese Carata, con solo altre nove, deliberarono avanzarsi ; alla vista di tanto ardimento le trentatre dei nemici con due maone si diedero a precipitosa fuga verso la Natòlia, per porsi al coperto sotto ai forti. I generali subito le seguitarono, ed erano i Turchi tanto avviliti, che quantunque perseguitati da sì piccola squadra, molti gettandosi