blica, le cercherà e non le troverà più ne’ secoli avvenire. Ella può aggrandire sè stessa, et noi vi teniremo la mano tanto più volentieri, quanto le sue conquiste non ci possono essere in alcun modo gelose ; se perde da un canto, ella può risarcirsi da un altro. Il Turco è un inimico furioso, brutale, che tormenta a tempo, ma che un giorno darà occasione di vendette ; e venirà per abbatter quell’imperio il suo tempo, così bene, come si offerisce quello contro Spa-gnuoli al presente. I Spagnuoli sono stati i nemici perpetui della Repubblica, et io faccio che da non molti anni in qua, 1’ aver lo stato di Milano ai fianchi ha costato alla Serenissima Repubblica più di cinquanta milioni d’oro in soli sospetti. Io dico a Y. E., che se la Repubblica anco nello stato presente vuol fare aquisti e aggrandirsi senza che s’ aggravi di spesa nè sfodri pur un’ arma, vi si troverà modo, et io mi esibisco di portar la Regina a congiungersi con la Repubblica in modo che si farà una vera reciproca unione eziandio contro Turchi. Ella sa quello che a Napoli si passa. Dell’ evento io non posso rispondere, ma dirò che son nati siffatti accidenti che non si sognava che potessero insorgere. In effetto la forma di quel governo che hanno preso i Napoletani al presente non può sussistere a lungo, ma bisogna lasciar sfogare questo primo furore del volgo, et sopratutto far ogni cosa acciò che con la nobiltà si congiunga. Y. E. conosce assai bene il duca di Guisa, ma si procura dargli appresso persone che servino alla sua buona condotta.... La Francia non potrebbe fare il maggiore errore che pretender per sè parte in quel regno, perchè non può mantenerlo ; se vi mandassimo uno di questi nostri per viceré sarebbe gittato fuor della finestra che non passerebbero sei mesi. Bisognerà pertanto procurar i ripieghi da cementare una repubblica composta della nobiltà e del popolo, o di stabilirvi un re che qualunque sii sarà sempre Voi,. VII. 50