265 istanza de’ Veneziani si era il re messo in cotesto ballo. Pur alfine alle ragioni del Contarini mostrava acquietarsi e da Venezia davasi l’ordine del movimento dell’ esercito (1). Nello stesso tempo in un convegno dei ministri di Francia con Carlo Emanuele a Susa, deliberavasi l’impresa di Genova. Vi si opponevano i Veneziani, e l’ambasciata di Contarmi faceva presente al conte Scaglia ambasciatore di Savoia (2), che regola di buona guei-ra era di occupare il più possibile il nemico, e contro il più potente unirsi tutti d’ accordo, lasciando pel momento e dissimulando le cose di minor conto ; che l’andar contro Genova era non dar alcun impaccio agli Spagnuoli, ma un diversificar la causa, un divertir dalla lega ; che tra Spagna, papa e Genovesi erasi trattato di una unione, la quale tanto più facilmente sarebbe seguita quando mutandosi proposito, si volesse intraprendere cosa nuova, piena di grandissime conseguenze, e che a-vrebbe fatto giudicare che la causa della Valtellina fosse stato un pretesto per intraprendere quest’ altra, la quale per se stessa avrebbe ragionevolmente suscitato mille pensieri nell’animo di tutti con certezza che altro fine che la Valtellina avesse tirato i Francesi e la lega a muovere le armi in Italia. Giunte però che fossero le truppe dei collegati sui confini del Milanese, e principiate le mosse contro gli Spagnuoli, la Repubblica avrebbe somministrato al Coeuvres ogni a-iuto necessario da quella parte, mentre era pur evidente per regola di buon governo che quando non avesse avuto vicino il calar delle armi francesi e savoiarde, non avrebbe dovuto nè potuto muoversi per non abbandonare i propri confini e le frontiere poste a petto delle armi spagnuole, delle quali era uopo fare quella stima che conveniva. Nulla ostante nel marzo del 1626 le truppe franco- (1) 28 Ottobre 1624, Annali. (2) 21 Gennaro 1625. Vol. VII. 34