470 sotto le mura di Caudia. In questa piazza duecent’ ottanta cittadini (nobili) della nostra Repubblica hanno sparso con larga vena, corrispondente allo zelo, il sangue più prezioso delle lor vene. In questa si sono profusi in larghi torrenti infiniti tesori ; in questa si sono mandati, per gloriosa-mente sacrificarsi, da più parti di più regni sopra cento-mila soldati cristiani ; in questa si sono votati, carichi di munizione da guerra e da vivere, più di ottocento vascelli ; in questa si è perduto, è vero, il paese, ma con 1’ acquisto della più celebre gloria eh’ abbia mai pubblicato con la sua sonora tromba la fama, combattendosi non più col cannone, come nella Rocella e in Ostenda, ma con la spada in mano, petto a petto, palmo a palmo la terra ; e se è stato necessario di cedere finalmente un mucchio di terra ad un Barbaro che aveva trasportato quivi tutt’ i suoi regni, ciò non segui che con la maggiore vendetta che siasi mai più veduta ; vendetta veramente gloriosa, per la Repubblica e per la Cristianità, confessando i medesimi Turchi di non essere memoria dell’ Impero loro, che si fosse acquistato un paese a più caro prezzo, e che per comperarlo giammai sborsarono maggior copia di sangue. La difesa portò altrettanta gloria alla Repubblica che benefizio alla Cristianità tutta, perchè mentre i Turchi se ne stettero occupati con tutte le forze intorno alla piazza, respirò la Germania e la Polonia, e la religione di Malta ebbe campo di prepararsi per rispondere alle minaccie che le venivano fatte dalla Porta. E dopo tutto questo non si parla al presente che di rovine, di precipizii, d’insidie contro il Mo-rosini difensore di Candia ! Che diranno i Turchi quando sapranno che dalla generosità della Repubblica si pagano in questa maniera i servigii più rilevanti dei suoi capitani ? Anzi quale argomento ne tireranno i Cristiani della generosa pietà di un Senato, che ha avuto sempre fama di